Editoriali

Il triplo salto mortale all’indietro del tennis italiano in gonnella

Sara Errani - Foto Bruno Silverii

C’era una volta l’invincibile armata delle tenniste azzurre. Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci, splendide protagoniste di un’epoca forse irripetibile per il nostro tennis. Dieci anni di successi dalla prima Fed Cup del 2006, due Slam vinti in singolare da Schiavone al Roland Garros e Pennetta allo Us Open, due finali raggiunte da Errani a Parigi e Vinci a New York, e ancora cinque Slam conquistati in doppio da Sara e Roberta, per anni la coppia più forte al mondo.

Ricordando tanta gloria, è impossibile non provare un pizzico di nostalgia dopo questi primi due giorni di Australian Open. Cinque italiane al via, quattro sconfitte per Vinci, Giorgi, Schiavone e Knapp e la sola vittoria della Errani, reduce da un 2016 nero con un solo match vinto negli Slam (tra l’altro sulla poco amata erba di Wimbledon) e attesa ora da un secondo turno difficile contro la mancina Makarova. Pochi mesi fa avremmo accolto come un fallimento il mancato approdo di una nostra ragazza alla seconda settimana di uno Slam. Oggi, invece, portare un’azzurra agli ottavi sarebbe un mezzo miracolo.

Il bilancio non è solo negativo, ma anche un po’ deprimente. Perché il problema non sono le sconfitte di Melbourne, ma il momento del tennis italiano in gonnella. La Schiavone si ritirerà a fine anno e probabilmente farà lo stesso Roberta Vinci. Karin Knapp, 30 anni a giugno, ha lottato alla grande in tutta la sua carriera, superando con determinazione e coraggio problemi fisici importanti e riemergendo più volte: lo sfortunato 2016 l’ha fatta precipitare nuovamente al numero 144 della classifica mondiale, forse chiederle ancora una volta di tornare tra le prime 50 è troppo.

Sara Errani ha la stessa età della Knapp e può dare ancora tanto al tennis italiano, anche se non riuscirà a ripetere i miracoli che l’hanno portata nella top ten del ranking mondiale. Dietro di lei, però, c’è il vuoto. L’unica ragazza italiana under 30 tra le prime duecento posizioni della classifica è Camila Giorgi. Un deserto. E parliamo delle prime duecento posizioni del ranking, non delle prime cinquanta!

Forse ci siamo abituati troppo bene, come sottolinea sempre il presidente della Federtennis Angelo Binaghi. Passare però dalla vittoria di uno Slam all’assenza del nostro paese dalle prima cinquanta posizioni mondiali, scenario tutt’altro che irrealistico a fine 2017 se la Vinci si ritirerà, significa fare un triplo salto mortale all’indietro. Quindi forza Sara, forza Camila e forza Karin. Sperando che, dopo (troppi) anni, qualche giovanissima azzurra si affacci almeno nelle prime cento posizioni mondiali.

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