“Accetterei le scuse di Marconi solo che dicesse la verità. Che poi si scusi o no non conta. Si va avanti e la vita continua ma lui deve ammettere di aver pronunciato quella frase. Ha sbagliato, lo riconosca, mi basta“. Lo ha ribadito in maniera chiara Joel Obi, giocatore del Chievo vittima di razzismo durante la sfida con il Pisa a seguito della frase ‘La rivolta degli schiavi’ pronunciata da Michele Marconi. Un caso che ha generato clamore e per il quale la procura della FIGC ha aperto un’inchiesta. “Perché nell’intervallo non siete rimasti negli spogliatoi fermando la gara? A mente fredda penso che sarebbe stato giusto perché è successa una cosa gravissima, infamante – ha ammesso Obi in un’intervista a ‘La Repubblica’ -. Ma sul momento volevo dimostrarmi più forte, non dargli soddisfazione. Volevo dimostrare di valere di più di quella frase“.
E sul perché nessuno ha ammesso di aver sentito: “L’assistente era a un passo e l’arbitro davanti: non me lo spiego. Nella nostra panchina hanno sentito tutti, quella del Pisa era più lontana. Non voglio fare polemica: ma come fanno a dire di non aver sentito?“. Mentre sul comportamento di Marconi: “Ha risposto che non si riferiva a me ma a tutto il Chievo. Insomma la frase l’ha confermata, poi ha detto di volermi spiegare, di volermi chiedere scusa. Io gli ho detto vai a cagare, non parlo con un razzista“. E ancora: “Quella frase non ha smesso di girarmi in testa non l’ho accettata. La mia compagna Anita è italiana e ci è rimasta peggio di me. Sinceramente non penso che l’Italia sia un paese razzista ma i razzisti esistono, mi amareggia dirlo. C’è tutto un mondo che si sforza di cambiare che si batte per l’uguaglianza, il rispetto e la pari dignità e poi guarda che roba” ha chiosato Obi.