Il sorriso di quel ragazzino che debuttò in BMW impressionando tutti nelle prove libere. La felicità di quel giovane che sbalordì l’intero mondo della Formula 1 vincendo con la Toro Rosso il Gran Premio d’Italia del 2008. La forza di un campione capace di segnare un’era con quattro titoli iridati alla Red Bull. La semplicità e la genuinità che ha fatto innamorare tutti i tifosi della Ferrari, sin dal giorno 1 della sua avventura a Maranello. Sebastian Vettel è tutto questo e (fortunatamente) il suo percorso nella classe regina ancora non è terminato. Ci sono tante altre pagine da scrivere e tanti altri obiettivi da archiviare nel nuovo progetto Aston Martin. Ma con il Gran Premio di Abu Dhabi Seb stesso e la Ferrari chiudono un’epoca di sogni, speranze, illusioni, vittorie e sconfitte brucianti.
Tra Vettel e la Ferrari è finita e questo lo si sapeva già dalla tormentata estate 2020. Ancor prima di cominciare un campionato quantomeno particolare, la scuderia di Maranello aveva già deciso di dare il “ben servito” al quattro volte campione del mondo. E con una SF1000 tutt’altro che competitiva, l’ultima stagione con il Cavallino, preannunciata da “separato in casa”, è stata meno dolorosa del previsto. I rapporti, ormai, si erano già rovinati all’annata precedente quando a mettere in discussione le qualità del tedesco fu il debuttante in Rosso Charles Leclerc. Un ragazzo nel quale proprio Seb si rivede. “Ho fallito” ha ripetuto più volte e in più interviste Vettel, ammettendo di non esser stato all’altezza di riportare la Ferrari al trionfo. Non solo per obiettivo personale ma per pura gioia di un bambino che da piccolo ha sempre amato quei colori.
In realtà Vettel non ha fallito e ora lo si può dire con maggiore certezza. Il titolo non è arrivato, qualche passo falso c’è stato ma ciò che è giusto precisare è che Vettel si è scontrato contro un’era Hamilton-Mercedes messa in discussione soltanto dall’interno della scuderia di Brackley con l’unico Mondiale (2016) passato nelle mani di Nico Rosberg. Vettel non ha fallito perché è entrato nel cuore di tutti i ferraristi, perché quando si indossa la tuta rossa è importante calarsi nella parte, dare tutto, oltre le proprie possibilità. Bisogna guidare col cuore, con la passione, con la voglia di far gioire milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo che supportano il Cavallino proprio come se fosse la propria squadra del cuore. Vettel ha conquistato tutti e lo ha fatto sin dalle prime prove a bordo di una Rossa nel 2015 quando a fatica provò a farsi capire con un team radio piuttosto… particolare.
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Risate a parte ciò che Seb ha regalato in pista sono state pure emozioni. Dopo il terzo posto all’esordio nel Gran Premio d’Australia, in quel Mondiale del 2015 arrivò subito la prima vittoria con la Rossa al Gran Premio della Malesia. Una mattinata che pochi ferraristi dimenticheranno facilmente. La caduta di un tabù per grazia delle mani del tedesco che guidò in maniera fantastica sul tracciato di Sepang.
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Dopo la prima vittoria in Malesia arrivarono diversi podi che riportarono in alto il nome della Ferrari, pur con tutte le complessità del dominio Mercedes. Cina, Spagna, Monaco e Gran Bretagna prima del secondo successo arrivato al Gran Premio d’Ungheria. Poi il primo podio in Rosso al Gran Premio d’Italia con il secondo posto per poi volare al Gran Premio di Singapore con lo show da pole position e vittoria. È proprio a Marina Bay che abbiamo avuto la conferma del Vettel “italiano meridionale”, come detto dal compianto presidente Sergio Marchionne.
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Il 2015 terminò con altri quattro podi che diedero fiducia nello sviluppo della macchina per l’annata successiva. In realtà il Mondiale 2016 fu uno dei peggiori nella storia della Rossa con una monoposto incapace di competere ad alti livelli e fragile a livello tecnico. Una manciata di podi e zero vittorie per un Vettel nervoso e spesso a confronto con le Red Bull di Ricciardo e Verstappen, sgomitando in cerca di un piazzamento alle spalle del duo Mercedes Hamilton-Rosberg.
Dal passo falso del 2016, però, si passò alla crescita della Ferrari nel 2017 con una SF70H capace di andare a podio ininterrottamente nelle prime sei gare vincendone tre, in Australia, Bahrain e nel Principato di Monaco. Il successo più emozionante fu proprio a Monte Carlo dove Seb riportò la Ferrari al trionfo 16 anni dopo l’impresa di Michael Schumacher nel 2001. E il duello fu con il compagno di squadra Kimi Raikkonen.
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Dopo l’avvio scoppiettante Vettel vinse anche in Ungheria, una vera e propria impresa con il volante storto e con la copertura di Kimi. Un successo che finì per illudere tutti i tifosi della Ferrari perché qualche mese più tardi, dopo la pausa estiva, la SF70H mostrò tutte le sue lacune di affidabilità perdendo il Mondiale a suon di passi falsi.
Anche il 2018 partì nel migliore dei modi con una doppia vittoria tra Australia e Bahrain. La SF71H pareva esser quella giusta per battagliare contro Hamilton e la Mercedes. Dopo aver vinto anche in Canada Seb strappò un clamoroso e storico successo al Gran Premio di Gran Bretagna, il salotto di Lewis. E come dimenticare quel team radio nel post gara: “Qui a casa loro…“.
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Un team radio che per tanti rappresenterà la condanna alla sfortuna di Seb in Rosso. Perché nella tappa successiva a Hockenheim, da pole-man e sotto una leggera pioggia, Vettel si schiantò contro il muretto perdendo il vantaggio accumulato in classifica. A nulla servì la vittoria al Gran Premio del Belgio alla quale seguì un beffardo Gran Premio d’Italia dove con un testacoda, a inizio gara con Hamilton, Seb buttò via le chance di vittoria e lasciò Raikkonen in balia delle due Mercedes.
E se in tanti gli contestano il Mondiale 2018, quello successivo è ciò che amplierà le discussioni sul suo futuro in Rosso. Con l’arrivo di Leclerc, Vettel inizia a soffrire l’esuberanza del compagno di squadra tanto che in alcune gare è costretto a lasciarlo passare per ordine di scuderia. Uno smacco troppo grande per un campione del mondo designato come “capitano” a inizio stagione con al suo fianco un giovane rampante fresco di debutto in Alfa Romeo. Ma proprio come Seb, Leclerc non ebbe paura e seppe imporsi fin dalle prime gare. Una prova di forza mostruosa che costrinse il tedesco agli straordinari e a qualche errore banale come i testacoda in Bahrain e in Italia. In Germania la rimonta dalla ventesima alla seconda posizione, a Singapore il riscatto con la vittoria di strategia proprio ai danni di Leclerc. Oltre alle due pole conquistate in Canada e in Giappone con la gara di Montreal persa arrivando primo sul traguardo ma con una discutibile penalità di cinque secondi.
Sofferenze e frustrazioni che hanno accompagnato Seb anche nel 2020, questa volta però alle prese con una delle Ferrari meno efficienti della storia di Maranello. Eppure un podio è arrivato, al Gran Premio di Turchia, sul bagnato. Una prova di pura classe con un pizzico di fortuna per l’errore di Leclerc durante il corso dell’ultimo giro. Un podio nella sua ultima stagione in Ferrari, pensando a come era cominciato il percorso, non può lasciar soddisfatto né Seb né i tifosi. Ma Vettel è riuscito ad entrare nel cuore dei ferraristi e la “storia d’amore” tra lui e la Ferrari non avrà mai fine. Danke Seb, la Ferrari saluta il suo campione senza titolo.