Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo di Formula 1 ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. “Io alla fine sono solo un ingranaggio. O meglio, sono il link che collega il lavoro di molte persone – racconta il pilota britannico che torna ai primi anni in Mercedes – Mi piace pensare che il mio contributo sia stato più importante quando non vincevamo. Il primo anno in Mercedes faticavamo a stare nei primi dieci, ma amavo l’idea di far crescere il team e di dedicarmi a ciò“. Lewis continua poi nell’elogio del lavoro del team: “Non dipende da una sola persona, ma da un ambiente in cui ognuno spinge al massimo, vuol essere il migliore, far parte del successo. E tiriamo tutti dalla stessa parte, con la stessa passione”.
Il campione del mondo in carica si prende del tempo anche per parlare del rapporto con Toto Wolff: “Gli uomini solitamente faticano a condividere dolori e pensieri personali. Noi però abbiamo trovato un luogo in cui possiamo essere trasparenti l’uno con l’altro. Esiste una fiducia totale tra noi. Non si tratta solo business, ma di famiglia e poi viene il business”. Nella parte finale dell’intervista Lewis analizza anche la situazione legata al razzismo, tema che ha preso sempre più spazio nella seconda parte di stagione del campionato: “I miei modelli sono Alì, Mandela e Serena Williams. Li vedo e penso che hanno fatto qualcosa di grande e mi danno la spinta per fare altrettanto. Sul razzismo ci vorrà tempo per cambiare l’opinione di tutti, ma posso contare su una piattaforma mondiale per diffondere il messaggio“.
