L’attaccante della Juventus, Paulo Dybala, si è raccontato in una lunga intervista a ‘Vanity Fair’, parlando di alcune delle sue più importanti passioni: “Ho ha centinaia di maglie, quelle che scambiamo a fine partita ma non solo: per la 10 di Maradona o Del Piero spenderei anche 20mila euro. La barba proprio non mi cresce. Mentre ho gli occhi verdi come mio nonno materno. È morto quando avevo 4 anni, ma in famiglia si raccontano tante storie: pare che appena arrivato in Sudamerica dalla Polonia abbia dormito due settimane in un campo di grano, morendoci quasi di fame prima di essere salvato da alcuni contadini. Poi, poco a poco, ha costruito la sua vita. Io sono orgoglioso di quello che ha creato e degli insegnamenti che ci ha lasciato. Gli stessi che mi ha impartito mio padre: essere responsabili, rispettare la gente, crescere in tutti gli aspetti umani. Era un uomo tranquillo e silenzioso. Amava il calcio più di ogni cosa e ci portava ovunque potessimo giocare, ovunque ci vedesse felici. Ha trasmesso questa passione a noi fratelli”.
L’argentino ha ammesso anche di saper giocare abbastanza bene a scacchi: “Me la cavo bene. Fino ai 18 anni ho anche partecipato a diversi tornei a Cordoba, la mia città. Vincevo quelli provinciali, poi ho fatto il salto a livello nazionale conquistando un buon secondo posto. Quindi ho cominciato a sfidare i giocatori più grandi: lì ho sentito il salto. Spesso, purtroppo, sono stato eliminato a metà percorso. Ma è un gioco che mi piace, se trovassi qualcuno con cui farlo continuerei anche oggi. Sono paziente, studio le mosse dell’avversario e gli faccio male quando posso. In generale sono un tipo che sa aspettare, che sa concentrarsi per fare le mosse giuste al momento giusto. Nel mio lavoro cerco sempre di avere obiettivi a corto raggio, perché sono i più facili da raggiungere. Questo è il mio rapporto con il tempo”.
Una grande passione di Dybala, come detto, sono le maglie dei giocatori più importanti del panorama calcistico mondiale: “Una casacca di Del Piero, all’asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me. Se comprerei la statua del suo piede sinistro che stava facendo costruire Maradona prima del ricovero? Dipende da quanto c’è da spendere. 20mila euro? Per quella cifra, subito. Stavo pagando di più per la sua maglietta numero 10. Per il resto però la mia famiglia mi ha insegnato il valore dei soldi, a spenderli con attenzione. Colleziono maglie da calcio, a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, più quelle che mi regalano o che ordino su internet anche per i miei compagni di nazionale che giocano all’estero”.
Dybala, purtroppo, è stato uno dei primi calciatori a risultare positivo al Covid-19 e, per questo motivo, non sopporta chi nega l’esistenza del virus: “Non ho paura del virus quando incontro i tifosi perché l’ho già avuto. Semmai sono a loro a doversi preoccupare quando incontrano me: è una malattia seria. I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti. Non fatemi aggiungere altro“.