“Stiamo attraversando gli anni più difficili che il campionato italiano abbia vissuto dal dopo guerra. Il virus è difficile e imprevedibile da fronteggiare ed il calcio sta rischiando il disastro economico-finanziario”. Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A parla del momento che il campionato sta vivendo in un’intervista rilascia a Il Corriere della Sera. “Ho osservato il protocollo seguendo i consigli di Maurizio Casasco, il presidente dei medici sportivi. E Aurelio De Laurentiis, che si era ammalato prima di me, mi ha messo in contatto con l’équipe del Gemelli che lo aveva curato. Il momento più delicato? Il primo giorno, dopo l’esito del tampone. Avevo 38 di febbre, la polmonite e mi avevano comunicato che già avevo contagiato mio figlio, il maggiore – racconta il presidente della Lega Serie A – In quel momento ho avuto la percezione che avrei trasmesso il virus anche a mia moglie e all’altro figlio, situazione poi avvenuta: alla fine abbiamo vissuto da ‘famiglia covid friendly“.
“È stato un 2020 contraddistinto da eventi straordinari che ha coinvolto tutti. Quanto alla Lega, chi fa il mio mestiere è abituato a gestire le emergenze. Con buon senso e idee abbiamo portato a termine la stagione scorsa, e così ci muoviamo anche per le sfide attuali”. Prosegue la sua analisi Dal Pino che poi aggiunge: “Ho scritto al premier Conte usando un tono diretto. Chi banalizza il mondo del pallone non conosce la sua importanza, il calcio è innanzitutto un’industria primaria dell’entertainment, un prodotto che compete a livello globale. Un fenomeno attorno a cui si coagula l’interesse di 30 milioni di persone. Il calcio non è solo star, campioni, ingaggi milionari, ma un movimento che coinvolge 300 mila lavoratori complessivi. La demagogia, il populismo e la superficialità di giudizi vanno messi da parte. Il calcio ha un linguaggio universale, perciò chiedo al Governo che si possa ragionare di sistema: lavoriamo insieme, non contro”. Dal Pino ha poi indicato tre soluzioni da adottare: “La prima sono i ristori per i danni sofferti dal calcio a causa delle misure restrittive imposte dal Governo. La seconda la richiesta ai ministri interessati affinché si lavori insieme. Sulla riforma dello Sport non siamo stati nemmeno consultati, parliamoci per cortesia. Condividiamo tavoli di lavoro. La terza è l’attenzione al valore che il calcio possiede e che la politica non immagina neppure: in Italia per la dimensione sociale che ha, all’estero come veicolo di comunicazione”.