“Dal mio punto di vista, in quanto ex ministro dello Sport ed ex presidente del comitato olimpico, abbiamo fatto tanti errori”. Vitaly Smirnov, svuota il sacco nell’intervista rilasciata al New York Times, noto quotidiano americano. “Uno dei maggiori complotti nella storia dello sport: un’operazione di doping vasta sugli atleti russi”, che non ha coinvolto soltanto le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014 ma pure altre edizioni dei Giochi. L’81enne Smirnov, chiamato dal presidente russo Vladimir Putin a rivedere il sistema antidoping in Russia, ha riportato documentazioni mediche avute in apparenza dagli hacker russi che avevano rivelato come centinaia di atleti occidentali avessero riscosso permessi medici speciali per assumere farmaci utilizzabili per ragioni terapeutiche legittime. Lo stesso ex ministro sottolinea che “alla Russia non sono mai state date le stesse opportunità garantite ad altri”. La direttrice ad interim della Rusada, l’agenzia antidoping russa, Anna Antseliovich, ha invece rivelato l’esistenza di un ‘complotto istituzionale’ riguardante il doping attuato negli anni ribadendo però che dietro a tutto ciò non ci fosse la mano del governo. Mosca avrebbe quindi accettato le prove che dimostrano come uno dei più sofisticati e riusciti schemi di doping nella storia dello sport, che ha coinvolto più di mille atleti in 30 discipline diverse, sia stato perfezionato da funzionari russi.
Doping, Russia ammette complotto ma nega coinvolgimento Putin
Vladimir Putin - Foto Kremlin.ru CC BY 4.0