Un uomo da classiche, un classico del ciclismo. Davide Rebellin non ne vuole sapere proprio di smettere. A 45 anni (il prossimo 9 agosto ne compirà 46) l’atleta veneto ha quasi raggiunto l’accordo con una squadra del Kuwait (la Kuwait-Cartucho.es) per proseguire la sua carriera agonistica per almeno un altro anno. Più di un indizio fa pensare a questa nuova soluzione: Rebellin, che ha terminato il suo rapporto con la CCC Polsat, è appena rientrato in Italia dopo cinque giorni passati nell’emirato. La firma sul contratto è solo questione di tempo.
Così, dopo l’annuncio del ritorno alle gare di Giorgio Di Centa nello sci di fondo (già questo fine settimana a Davos, in una prova di Coppa del Mondo), l’Italia si scopre il paese dei 45enni, delle vecchie glorie, dei cavalli di ritorno. Rebellin, una carriera sulla cresta dell’onda, messa a rischio da quella squalifica di due anni (che comportò anche la restituzione dell’argento vinto a Pechino 2008) solo parzialmente cancellata a livello emotivo dall’assoluzione nel 2015, ha trovato la forza per continuare a mettersi in gioco.
Lo ha fatto e, con ogni probabilità, lo farà ancora nelle squadre Continental, quelle appartenenti a ciò che potremmo definire la “serie B” del ciclismo. Le formazioni non partecipano ai grandi circuiti internazionali del World Tour e hanno l’occasione di mettersi in mostra soltanto nelle competizioni di categoria inferiore. Ma la fame di vittoria e la voglia di emergere è la stessa dei grandi campioni che lottano per la conquista di Giro e Tour.
Rebellin ha chiuso un 2016 avaro di soddisfazioni. L’anno prima era stato in grado persino di battere Vincenzo Nibali nella Coppa Agostoni di metà settembre. Se ha deciso di continuare un altro anno, è perché è ancora convinto di poter dire la sua nelle corse di un giorno e nelle corse a tappe di una settimana. E anche perché un ciclismo con Rebellin è un po’ più vintage e un po’ più romantico.