Claudio Gavillucci, ex arbitro del campionato italiano, è intervenuto a “Taca La Marca” su Radio Musica Television per parlare del proprio libro “L’uomo nero. Le verità di un arbitro scomodo”, ma non solo. “Non è stato semplice rivolgersi anche ai non addetti ai lavori, il nostro mondo è poco conosciuto” ha spiegato Gavillucci, “il momento in cui ho deciso di scrivere il libro è stato il giorno in cui ho saputo che non avrei avuto alcuna possibilità di ritornare in campo ad arbitrare. Al fine di evitare che quello che mi è successo potesse capitare anche ad altri colleghi ho deciso di parlare del mondo degli arbitri italiani. La decisione di scrivere il libro deriva dalla volontà di eliminare i pregiudizi dalle menti delle persone che vedono l’arbitro come colui che è ingaggiato da una squadra per determinare il risultato di una partita, ma non è così“.
Sulla sospensione del match, l’ex fischietto ha dichiarato: “Quello che ho fatto rispettava il regolamento, a questo va aggiunto un sentimento personale contro tutte le forme di discriminazione. In quel frangente sentire quei cori mi ha turbato e il fatto di percepirli in maniera chiara ha favorito il mio intervento. Sono stato spronato giustamente sia da Sarri che dal capitano del Napoli. Non era mai successo in tal modo ed anche io ho tentennato un istante, visto che un arbitro non è abituato a sospendere le partite. Per fortuna è passato il messaggio giusto e vado fiero della mia azione“. D’altra parte però, l’ex fischietto ammette: “Ciò che più mi addolora è che nessuno della mia associazione ha colto l’importanza del gesto, rimanendo in silenzio, cosa che non è avvenuta dopo qualche mese a Milano durante Inter-Napoli, ove la stessa ha preso una posizione opposta a quella che avrebbe dovuto assumere. Lascio il beneficio del dubbio sul fatto che Mazzoleni non abbia sentito i cori, ma dal momento in cui si era accertata l’esistenza di tali cori, mi sarei aspettato un diverso intervento da parte dell’associazione“.
“La discrezionalità delle scelte del direttore di gara deve rimanere alle federazioni singole, visto che hanno le capacità di individuare chi è in grado di arbitrare determinate partite, di poter salire o scendere di categoria. La differenza è sulla trasparenza delle regole” sottolinea Gavillucci, “ogni arbitro è l’azienda di se stesso ed ogni anno deve avere come obiettivo la permanenza in categoria. La cosa più sconcertante sono i criteri con cui venivano valutati gli arbitri che non erano trasparenti nemmeno per noi, non conoscevamo nulla sulle nostre valutazioni, è come dire che in un campionato di Serie A ad una partita dal termine non si sa quante squadre retrocedono e quante si qualificano per la Champions“. “Nel libro spiego come funziona il meccanismo politico dell’AIA e quanto il sistema politico si intrecci con quello tecnico” prosegue l’ex fischietto, “ciò non rende autonoma la decisione tecnica di chi scende in campo e chi giudica. L’organo politico nomina 44 organi tecnici (designatori) che poi decidono le sorti degli arbitri che hanno un contratto in scadenza ogni 30 giugno, la convenienza politica sta nel fatto che l’organo ha la possibilità di muovere le pedine ogni anno in maniera insindacabile riducendo oggettivamente l’autonomia dell’organo tecnico“.
Per quanto riguarda l’utilizzo del Var, Gavilucci rivela di aver “scoperto nel referto di Torino-Fiorentina in cui per 3 volte ho rivisto l’azione incriminata al monitor, facendo la scelta giusta e rispettando ciò che era successo in campo, di aver ricevuto il voto più basso in stagione, nonostante l’utilizzo impeccabile del VAR, che è indispensabile per il calcio moderno. Il VAR è croce e delizia visto che da una parte ti salva da un errore mentre dall’altra parte arreca un danno personale, dunque un arbitro è influenzato nella propria decisione e questo è ciò che critico“.
Ma Gavilucci tiene a precisare che “in tutto il processo non metto mai in dubbio cosa c’è scritto nei referti, ho messo in dubbio l’irragionevolezza tra quello che c’era scritto e il voto successivo che è stabilito da una tabella dell’AIA, dove a una determinata prestazione corrisponde un determinato voto. Nel caso della partita Inter-Juventus, non critico minimamente l’arbitro, ma il fatto che nel momento in cui bisogna redigere un referto, la mancata ammonizione di Pjanic è stata fatta corrispondere ad un voto buono“. Infine, l’ex fischietto invita tutti a leggere il suo libro, perché “in primis dentro c’è la storia di uno sportivo con una passione che vince contro tutti, visto che mi hanno potuto ritirare la tessera da arbitro ma non mi hanno tolto la passione. In questo momento leggere un libro dove si mettono in risalto tante emozioni può essere stimolante. Inoltre ci sono molte curiosità di un mondo che finora era rimasto chiuso e che nessuno ha mai raccontato pienamente“.