Coppa Italia

La scommessa di Pioli: una Coppa Italia per ricomporre la frattura del Milan

Stefano Pioli - Foto Antonio Fraioli

Passano gli allenatori, i giocatori, i dirigenti e persino le proprietà. Ma i trofei restano. E dovrebbe essere più o meno con questa considerazione che un Milan con un enorme punto interrogativo sopra la testa e con un ufficio dirigenziale già proiettato al futuro sotto l’ingombrante ombra di Rangnick si sta preparando ad affrontare la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Juventus dopo l’1-1 dell’andata. Lo farà senza quello che avrebbe dovuto essere il simbolo di un girone di ritorno di ripartenza: Zlatan Ibrahimovic, squalificato come Hernandez e Castillejo, in ordine il miglior rossonero della stagione e l’esterno che stava scalando posizioni prima dello stop per l’emergenza coronavirus. Tre certezze in meno in un Milan che di certezze fatica ad averne. Sicuramente non lo è Stefano Pioli che al di là delle smentite di rito vede il futuro sulla panchina rossonera sempre più in bilico, per usare un eufemismo. A differenza dell’anno scorso con una semifinale di ritorno di Coppa Italia mai giocata per via delle dimissioni da tecnico della Fiorentina, quest’anno per l’ex allenatore viola l’occasione per conquistare il pass per l’ultimo atto è nelle sue mani. Anche se la partita in trasferta all’Allianz Stadium, con tre giocatori squalificati e due mesi di lockdown vissuti tra i rumors di un addio sempre più probabile a fine stagione non fanno che complicare una situazione già incandescente.

E allora la chiave diventa proprio la Coppa Italia, defraudata per anni del suo fascino. Quale migliore stimolo per un allenatore sul piede di partenza se non la possibilità di vincere il primo trofeo da allenatore nel giro di pochi giorni? E lo stesso discorso vale per tutta la squadra sotto esame di Gazidis che nel corso dell’allenamento non si è fatto mancare neppure uno scontro verbale con Zlatan Ibrahimovic: “Perché sei stato assente così tanto tempo, e ti fai vedere a 48 ore dalla partita per la finale?“, avrebbe dichiarato Ibra con tanto di nota nostalgica: “Non è più il Milan di una volta”. La replica pare sia stata una conferma: “Non è più il Milan una volta per successi e situazione economica“, con accento sulla pianificazione graduale per ricostruire le fondamenta di un top club. Per non farsi mancare nulla, anche l’assenza che vale doppio di Paolo Maldini che ad ottobre aveva avvisato Elliott: “Non aspetterò dieci anni per tornare a vincere”. Dichiarazioni e posizioni che stonano tra di loro. Da un lato un passato assetato di ritorno alle origini, dall’altro un futuro paziente e graduale. E nel mezzo c’è la chance di vincere un trofeo che forse è il solo modo per riuscire almeno nel breve periodo a far collimare i ‘due’ Milan. Per farlo bisogna scalare la vetta dell’Allianz Stadium senza tre titolari. Impresa già difficile in condizioni normali, forse impossibile senza comunità di intenti.

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