L’Atalanta tornerà in campo anche per Bergamo, una delle città più duramente colpite dall’emergenza coronavirus. I nerazzurri sperano di poter regalare sorrisi dopo mesi così difficili. Papu Gomez oltre ad essere capitano dell’Atalanta è anche cittadino benemerito di Bergamo e questo vuol dire avere “l’enorme responsabilità di dover essere anche un esempio. Bergamo ha sofferto, tanto: era l’unica cosa che potevo fare oltre a dare messaggi positivi. Anche restando in città: non ho mai avuto il dubbio di andarmene“, ha raccontato l’argentino a La Gazzetta dello Sport. “Giocare per Bergamo non sarà un peso ma un’investitura. Dobbiamo cercare di continuare a fare le cose straordinarie che stavamo facendo e abbiamo dovuto lasciare a metà” ha aggiunto il capitano.
Tornare a giocare significa per la squadra avere “la possibilità e la voglia di ridare gioia a chi ha sofferto in questi mesi. Non possiamo restituire morti, cancellare dolori, solo dare un po’ di allegria, fare pensare ad altro per qualche ora. Anche Bergamo mangia calcio, respira calcio, vive di calcio. Senza dimenticare“. L’argentino inizialmente non era d’accordo per un ritorno sul campo, ma ora la situazione è cambiata, anche perché “la serie A è un’industria che muove milioni nel Paese, c’è tanta gente che ha bisogno del calcio per vivere”. Tanti i lati postivi della ripartenza, ma anche qualche negativo, come la questione infortuni: “Il rischio maggiore mi sembra quello degli infortuni, saranno fondamentali alimentazione e riposo“.
Per quanto riguarda il fatto di giocare 13 partite in 43 giorni, Gomez ha detto: “Il calcio è uno spettacolo: c’era più voglia di riaprirlo che di pensare alle sue date. E per fare andare avanti uno spettacolo a volte bisogna rischiare qualcosa“. “I valori poi sono quelli ma si riparte tutti da zero: sarà soprattutto una questione mentale. Giocando ogni tre giorni può succedere di tutto, sarà un su e giù tutto da scoprire” ha aggiunto l’argentino.
Il calciatore ha poi parlato dell’assenza di pubblico negli stadi: “Abbiamo fatto più punti in trasferta che in casa ma questo non cambia di una virgola l’importanza della spinta della nostra gente. Ma vale anche per chi dovrà rinunciare a 50-60 mila tifosi. Quella sera a Valencia prendemmo 3 gol: cosa sarebbe successo se al Mestalla fossero stati in 50 mila?“. La speranza è dunque che si possa nelle prossime settimane riaprire parzialmente gli stadi: “Se riaprono i centri commerciali, perché non si può riaprire in parte uno stadio, che è all’aperto?“. Infine, Gomez si è detto poco convinto delle cinque sostituzioni e dell’algoritmo, mentre condivide l’idea di una Final Eight di Champions League: “Inutile negarlo: in una partita secca hai più chance con chiunque, in 90′ può succedere di tutto. E senza pubblico ancora di più“.