Marcello Lippi, in un’intervista a Libero, ha affrontato i temi caldi del momento per quanto riguarda il ritorno in campo del calcio italiano. “Era ora” esordisce Lippi in riferimento alla ripresa, “non mi ero stancato di vedere i tedeschi, ma mi faceva rabbia veder giocare loro con noi fermi al palo“. Sulla probabile vincitrice dello Scudetto, il ct della Nazionale campione del Mondo 2006 ha dichiarato: “La Juventus, perché mi sembra più forte delle altre nei singoli e perché ha la panchina lunga e di qualità. La Lazio sarà sicuramente l’avversario più pericoloso perché oltre ad avere il capocannoniere Immobile ha un gioco di squadra veramente eccellente. Non mi sentirei neppure di escludere l’Inter, qualora battesse la Samp nel recupero“.
Lippi ha commentato anche la possibilità di effettuare cinque sostituzioni a partita: “Una scelta intelligente, viste le tante partite da giocare in poco tempo. Sicuramente avvantaggiano chi ha la rosa più numerosa e qualitativa“. Per quanto riguarda il rischio di infortuni, Lippi non ha dubbi: “Il pericolo esiste, anche perché non c’è tempo di fare prevenzione, giocando tutti i giorni, e le partite sostituiranno gli allenamenti“. In ogni caso, l’ex ct della Nazionale è convinto che il trofeo vada assegnato sul campo: “Mi auguro che il campionato possa finire laureando Campione d’Italia la squadra più meritevole. A me non piace né il piano B con i playoff né tantomeno il C con l’algoritmo“.
Sull’eventuale apertura parziale degli stadi, Lippi ha dichiarato: “Sarà possibile, qualora il virus ne dia la possibilità. Se sono stati riaperti ristoranti, bar, chiese, palestre, non vedo perché non debbano essere riaperti gli stadi che sono, tra l’altro, luoghi all’aria aperta. Ovviamente mantenendo le distanze e le regole vigenti“. “Parlare della Juve significa analizzare un’azienda: è riduttivo definirla società di calcio. È stato bello farne parte perché è un ambiente in cui nessuno si intromette nel lavoro altrui e tutti, a cominciare dai grandi personaggi che la dirigono, cercano di aiutarti non solo sportivamente, ma anche nella vita privata” ha detto Lippi, ricordando la sua esperienza nel club bianconero.
Lippi ha ricordato anche l’avvocato: “Una persona dal grande carisma che si faceva vedere poco, ma si sentiva molto, che veniva sempre nello spogliatoio, prima della partita, per fare qualche battuta distensiva nell’attesa di andare in campo“. “Non scorderò mai quando chiamò me e te a casa sua, qualche giorno prima di morire. Voleva rievocare con noi le tante vittorie nei campionati, la Champions, il titolo mondiale per club a Tokyo. E a fine colloquio le sue parole sembrarono un presagio: “Chissà se vi rivedrò”. Strapparono lacrime ad entrambi” ha raccontato Lippi, che in riferimento ad Agnelli ha detto: “Sta contribuendo a dare sostanza al detto: “Buon sangue non mente”“.