Il 1968 fu un anno particolare, fatto di contestazioni e rivoluzioni. Migliaia di persone scendevano in piazza per protestare, sia studenti che operai, tutti uniti dalla speranza di riuscire a cambiare l’ordine delle cose. In quell’anno, ben 52 anni fa, andò in scena anche l’Europeo. E non si trattò di un Europeo qualunque, ma del primo (e finora unico) conquistato dall’Italia. La Nazionale veniva dall’umiliazione di due anni prima quando fu eliminata nel Mondiale dall’Unione Sovietica. Squadra che si ritrovò di fronte nelle semifinali degli Europei FIFA 1968, ma andiamo per ordine.
L’organizzazione del torneo venne assegnata proprio all’Italia e si giocò in tre città, Napoli, Firenze e Roma, dal 5 al 10 giugno. Dopo essere passati ai quarti di finale battendo la Bulgaria, il 5 giugno gli azzurri si ritrovarono in semifinale proprio contro l’Unione Sovietica, un cliente per nulla semplice. Non solo per le vicessitudini passate, ma anche per come era organizzata la squadra: una complessa ragnatela che non sembrava avere punti deboli. Il San Paolo di Napoli era gremito, ma nonostante la spinta del pubblico, il risultato non riuscì a sbloccarsi. In una partita giocata in condizioni climatiche sfavorevoli, le occasioni importanti scarseggiavano ed entrambe le squadre preferirono chiudersi in difesa invece che provare a spingere. Fino ad arrivare ai supplementari, in cui, però, il copione cambiò poco: solo Domenghini provò a scaldare il cuore dei napoletani, ma il suo tentativo di tiro si scaraventò sul palo. 120 minuti non bastarono agli uomini di Valcareggi per sovrastare i sovietici. E ora che fare? All’epoca non erano previsti i calci di rigore, così quel pubblico ansioso fu lasciato da solo ad aspettare un verdetto, mentre l’arbitro tedesco Tschenscher chiamò negli spogliatoi i capitani Facchetti e Shesternev. E fu in quel momento che si decise come si sarebbe conclusa quella strana semifinale: il lancio della monetina. Testa o croce. L’esultanza di Facchetti, tornato in campo dopo il verdetto, fece capire a tutto il pubblico del San Paolo che ce l’avevamo fatta: avevamo conquistato la finale e il primo passo per festeggiare il trionfo dell’Italia ai campionati europei solo cinque giorni più tardi all’Olimpico di Roma.