Calcio

Falcao sul rigore non tirato al Liverpool: “Vorrei rigiocare quella finale stando bene”

Paulo Roberto Falcao
Paulo Roberto Falcao - Foto Antonio Fraioli

Falcao è stato il primo straniero ad arrivare in Italia, anni fa, alla riapertura delle frontiere. “Quando mi vennero a prendere all’aeroporto 5.000 persone, non cercavano me. Se fosse sbucato Pinco Pallino al mio posto sarebbe stato lo stesso. Cercavano la speranza di una rivoluzione tecnica. Del resto di me si sapeva poco come io sapevo poco dell’Italia” ha detto Paulo Roberto Falcao sul suo arrivo a Roma. Tra tutti i soprannomi ricevuti (il Divino prima, l‘ottavo re di Roma poi), Falcao dice di preferire: “Farcau. Alla romana. Era più divertente. Il resto faceva piacere ma non era tanto importante: ho sempre pensato che la vanità non debba offuscare l’intelligenza“. Motivo per cui, negli d’oro della sua carriera, disse “se sei ricco e famoso, scopri di essere bello”.

Valeva per un calciatore come per qualunque altro vip” spiega Falcao, “Bisogna stare attenti a non perdere la dimensione della realtà. Per questo uno specchio a casa, di mattina, aiuta a capire chi ti si avvicina e come gestire la popolarità“. Ma Falcao non era il tipo che finiva spesso obiettivo dei paparazzi: “Capii subito che in Italia non è culturalmente accettabile che un calciatore frequenti una discoteca. Anzi i night, come si chiamavano all’epoca. Preferivo stare a casa, per senso del dovere verso i tifosi che mi volevano bene. E per essere un buon promotore dei brasiliani. Molti volevano venire in Serie A, all’epoca“.

Falcao è tornato anche sul match di Coppa dei Campioni contro il Liverpool: “E’ il mio rimpianto. Vorrei rigiocare quella finale stando bene. Comunque anche lì, macchia arbitrale: fallo enorme di Rush su Tancredi sul gol dello 0-1. Il rigore? Una volta per tutte: non capisco la polemica. Io non riuscivo a camminare per il dolore al ginocchio. L’effetto dell’antidolorifico era già abbondantemente finito durante i supplementari. Ma se anche fossi stato bene, Liedholm mi avrebbe fatto tirare il quinto rigore per scaramanzia dopo il tentativo azzeccato della finale di Coppa Italia contro il Torino. Ma al quinto rigore non arrivammo, purtroppo. Il Liverpool vinse prima“. E chi avrebbe tirato il quinto rigore? “Dodo Chierico, perché Pruzzo era uscito” spiega Falcao, che sottolinea: “Ma non è importante. Importante è stato giocare, la finale. Aver raggiunto la vetta. Pensare di poter vincere non significa vincere sempre. Per me conta di più aver lasciato un segno in termini di ambizione e affetto reciproco. Ci siamo divertiti emozionandoci ed emozionando. Non c’è niente di meglio per entrare nella storia“.

A posteriori molti si chiedono se, tornando indietro, Falcao andrebbe comunque a calciare quel rigore: “Zero. Rifarei tutto e sono in pace con me stesso. Ripeto, il quinto rigore non è stato tirato da nessuno. Poi ognuno ha il diritto di pensare ciò che vuole“. Falcao ha poi ammesso che tentò di portare alla Roma Zico e Cerezo: “Vero. Ma non fu una mia iniziativa. Su Zico intervenne Viola, su Toninho la richiesta fu di Liedholm“. Infine, un riferimento alle voci che volevano Giulio Andreotti prodigarsi in prima persona affinché Falcao arrivasse all’Inter: “Se è vero? Non lo so. In tanti pensano di sì. Ma la verità è che in quel momento non avevo alcuna voglia di lasciare la Roma. Roma è stata la mia scelta più giusta“. Ma Falcao fu vicino anche al passaggio al Milan: “Sì, nei primi mesi del 1980 mi telefonò Rivera. Sembrava un affare ben avviato, poi il Milan venne retrocesso in B. E spuntò la Roma” ha spiegato Falcao.

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