Lo stadio di Ottawa tutto esaurito, la maglia della nazionale e il match decisivo di una Coppa Davis ancora ‘vecchio stampo’ nel 2017. Questa la cornice di una serata surreale per il Canada e in particolare con un Denis Shapovalov non ancora maggiorenne. Alla seconda convocazione in carriera dopo l’esordio a risultato acquisito contro il Cile nel 2016, il giovanissimo e biondissimo Shapovalov aveva l’arduo compito di indirizzare la qualificazione contro la Gran Bretagna: punteggio di 2-2, Kyle Edmund come avversario e il sogno di trascinatore della patria che si trasforma presto in un incubo.
Denis non riesce a impensierire Edmund che porta a casa il primo set con il punteggio di 6-3 e il secondo per 6-4. Ma la goccia che fa traboccare il vaso è il break concesso anche nel terzo sull’1-1, troppo per la frustrazione di Shapovalov. Palla in mano, la racchetta che va a colpirla con una violenza inaudita e traiettoria che termina la corsa contro l’occhio dello sfortunatissimo e incolpevole Arnaud Gabas. Una pallata, ovviamente, involontaria ma che portò all’inevitabile squalifica del Canada dal confronto contro la Gran Bretagna: con una voce provata dal dolore, una mano sull’occhio sinistro colpito, Gabas annunciò la vittoria degli ospiti mentre un preoccupato Shapovalov provava a scusarsi sotto il seggiolone. Nel silenzio calato al TD Place, Denis tenta di sincerarsi delle condizioni dell’arbitro ma ormai la frittata è fatta. Anzi, Gabas può ritenersi fortunato: qualche centimetro di differenza ha salvato la cornea. “Ne sono uscito come Rocky Balboa – scherzò il giudice di sedia, operato con successo il giorno dopo – poi mi sono calmato con il Superbowl”.
Nel frattempo, Shapovalov fu costretto a fare i conti con le conseguenze dello “stupido gesto”, come definito da lui stesso: una multa di 7.000 dollari ma soprattutto la consapevolezza di aver deluso una nazione intera e i suoi compagni. Il giovane canadese restò in contatto con il giudice di sedia dopo la serata di Ottawa: “Adesso siamo amici, spero che in futuro possa arbitrare una delle mie partite”. Una macchia difficilmente cancellabile sul curriculum del talentuoso nordamericano ma che probabilmente ha contribuito alla maturazione umana e tennistica di Shapovalov, già stabilmente tra i primi venti al mondo. Con la speranza che, per il resto della carriera, le sue potenti sbracciate possano far male – con riferimento al punteggio di gioco – solamente agli avversari.
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