“I procedimenti sportivi sono autoreferenziali e vanno alla velocità della luce senza approfondimenti: sono molto superficiali e costringono gli atleti a portare le prove della propria innocenza, mettendo la strada completamente in salita. I tribunali sportivi se la cantano e se la suonano, per gli atleti non ci sono minimamente le condizioni di giustizia“. Questa la reazione di Alessandro Donati, allenatore di Alex Schwazer, nel commentare all’Italpress la sentenza con cui il tribunale federale della Confederazione elvetica di Losanna ha respinto la richiesta di sospensione della squalifica di 8 anni per doping del marciatore. “Leggendo le motivazioni non trovo alcuno sforzo per cercare di arrivare alla verità – ha aggiunto – D’altro canto la posizione del tribunale svizzero era già chiara quando aveva rigettato nel giro di una giornata la richiesta di sospensiva d’urgenza. Con questa sentenza si chiude in modo coerente il percorso di una giustizia sportiva totalmente autoreferenziale“.
Schwazer attende ora l’esito del procedimento penale di Bolzano: “Lì c’è una battaglia molto più importante sulla verità dei fatti – ha spiegato Donati – A luglio finiranno le analisi dei periti e a quel punto credo che il Gip farà un’ordinanza conclusiva in merito all’incidente probatorio. Gli scenari sono tre: la conferma della validità dell’accusa di doping fatta dalla Iaaf e quindi la condanna di Schwazer; l’archiviazione delle accuse per insufficienza di prove oppure un’archiviazione con diverse motivazioni. In questo caso si solleveranno dubbi enormi sul comportamento degli organismi sportivi. Vediamo come finirà questa storia dopo tre anni di indagine giudiziaria, non tre giorni o tre ore come capitato altrove“.