Calcio

Calcagno: “Abituarsi alla convivenza col virus, il calcio si deve attrezzare”

Il pallone della Serie A Tim 2017-2018 - Foto Antonio Fraioli
In questi mesi, all’interno del nostro sistema, abbiamo concentrato tutti i nostri sforzi per farci trovare pronti per un’eventuale ripartenza. Stiamo andando, come è giusto che sia vista la situazione, a piccoli passi, augurandoci che possa esserci anche per il calcio la fase due, perché i calciatori e le calciatrici vogliono ricominciare in sicurezza a fare il proprio lavoro“. Così Umberto Calcagno, vicepresidente dell’Aic, in un intervento a Radio Sportiva. “Ognuno di noi ha una percezione differente del problema a seconda della zona in cui vive, ma come responsabilità di sistema ci dobbiamo porre altri quesiti che riguardano la sostenibilità di una ripresa in sicurezza, considerando tutte le possibili varianti” ha spiegato Calcagno, “non è facile, ma tutti si dovranno abituare in questa prima fase alla convivenza con il virus, e il nostro mondo si dovrà attrezzare perché temo che dovremo conviverci anche nel lungo termine“.

Calcagno ha commentato anche le notizie provenienti dalla Germania che parlano di 10 nuovi positivi: “Si deve partire dal presupposto che ci dobbiamo affidare alla comunità scientifica e dovranno essere i protocolli redatti dai medici a dirci come comportarci in questi casi. Dobbiamo anche augurarci che i progressi della scienza ci diano risposte confortanti: se i test che si stanno mettendo a punto riusciranno a darci risposte a breve scadenza, con tempestività dei controlli e il conseguente isolamento del singolo, si potrebbe risolvere il problema e si potrà continuare a procedere a piccoli step“.

Oggi non c’è la certezza della ripresa del campionato, ma per i calciatori riuscire a ricominciare gli allenamenti è di fondamentale importanza per il mantenimento della loro forma fisica” ha aggiunto Calcagno, che ha concluso: “La responsabilità che abbiamo come sistema, oltre innanzitutto il bene primario della salute, è che non ripartire a livello apicale significa creare un danno a cascata a livello generale, soprattutto sulle categorie minori come la Lega Pro e i dilettanti, dove ci sono moltissimi ragazzi e ragazze, che sono professionisti di fatto, che vivono di calcio. Stiamo creando un fondo solidaristico per tutelare queste categorie perché non possiamo permetterci che siano proprio i soggetti più deboli a pagare il prezzo più alto“.

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