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Federugby: “Le società non possono autorizzare sessioni di allenamento nelle loro strutture”

Scozia-Italia, Rugby Sei Nazioni 2019 - Foto Federugby.it
Scozia-Italia, Rugby Sei Nazioni 2019 - Foto Federugby.it

La Federazione italiana rugby, attraverso un comunicato ufficiale, dice la sua in merito alla circolare del Viminale apparsa nella giornata di ieri e che parla anche degli allenamenti di sport individuali e non. Una posizione netta nella quale “in assenza di ulteriori disposizioni si deve concludere che le società non possano allo stato autorizzare sessioni di allenamento nelle loro strutture”. Tutto il contrario di quello che ha fatto il mondo del calcio che ha aperto i propri centri sportivi. Di seguito il comunicato integrale.

“La FIR, in relazione al DPCM  del 26.4.20 contenente le misure governative dirette a disciplinare la cosiddetta “Fase 2” della gestione della pandemia da COVID-19, al quale ha fatto seguito una circolare ministeriale esplicativa in data 3 maggio 2020, premettendo che tutte le competizioni nazionali della corrente stagione sportiva sono sospese, intende precisare alle proprie Società quanto segue:

– L’ articolo 1 lettera G del citato decreto consente lo svolgimento di allenamenti a porte chiuse di atleti – professionisti e non – di interesse nazionale delle discipline individuali, in vista dei Giochi Olimpici o altre manifestazioni nazionali o internazionali, nel rispetto delle norme di distanziamento e divieto di assembramento.

– La circolare ministeriale esplicativa aggiunge, sulla base di un’interpretazione sistematica delle varie disposizioni, che, “come ogni altro cittadino”, anche gli atleti – professionisti e non – di discipline di squadra  possono svolgere attività sportiva individuale , in aree pubbliche e private, nel rispetto del distanziamento sociale e del divieto d’assembramento.

– Ciò premesso si deve quindi affermare che, allo stato attuale, sia stata soltanto confermata la facoltà agli atleti di discipline non individuali, quali il rugby, di svolgere un’attività sportiva a livello individuale, secondo le prescrizioni sopra indicate.

– Diverso aspetto, non toccato dal DPCM del 26 aprile u.s., che si auspica possa essere disciplinato in conseguenza delle misure che saranno adottate dal 18 maggio 2020, è quello invece delle prescrizioni a carico delle Società sportive  organizzatrici dell’attività, per poter aprire le proprie strutture alla frequentazione dei propri tesserati.

– Pertanto,  in assenza di ulteriori disposizioni si deve concludere che le società non possano allo stato autorizzare sessioni di allenamento nelle loro strutture”.

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