30 aprile 1961: nasce a Chicago Isiah Thomas, uno dei più efficaci playmaker e guardie tiratrici della pallacanestro NBA. Tra i più moderni interpreti del ruolo di assistman e palleggiatore, nonostante la normale altezza di 1 metro e 85 centimetri, è il primo in assoluto nella storia dei Detroit Pistons per punti segnati, assist, palle rubate e la quantità di partite giocate. Nel 1981, a soli 20 anni, la Motor City lo sceglie al secondo giro sottoponendolo a un contratto di 4 anni a 1.600.000 dollari a stagione: la sua stagione da rookie gli permette di essere già convocato all’All-Star Game.
L’NBA nella stagione 1984/1085 è già nelle mani della coppia Bird-Magic e dei Pistons di Thomas, ma è anche l’anno in cui si abbatte sulla Lega il ciclone Micheal Jordan. Ciò che succede all’All-Star Game di quell’anno, a Indianapolis, è uno snodo fondamentale dell’affaire Thomas-Jordan. Si racconta che un gruppo di super star capeggiato da Isiah avesse intenzione di sabotare il 23. Il piano era quello di lasciare il giovane Jordan fuori dal gioco, non coinvolgendolo spesso all’interno degli schemi offensivi. Le statistiche di Jordan sembrerebbero confermare la presenza di un complotto: chiude in effetti con un modesto 2 su 9, molto inusuale per lui. Alcuni ritennero impossibile che gente come Thomas e Magic potessero allearsi in un complotto di questo tipo, riuscendo a tirare dentro anche Bird e Julius Erving: in effetti vedendo le statistiche generali di quella partita troviamo molti All-Star con percentuali molto modeste e pochi tentativi. Jordan tuttavia, rivedendo la partita, sembrò rendersi di conto di essere vittima di un complotto e la sua reazione non si fece attendere: nella partita successiva contro i Pistons mise a referto 49 punti, 15 rimbalzi e 5 assist.
Solo nel 1986 i Pistons riescono ad arrivare fino alla semifinale di conference dell’Est contro i Boston Celtics, dotati di uno squadrone destinato a fare la storia: Larry Bird, Robert Parish, Kevin McHale, Dennis Johnson, tra gli altri. Ovviamente i Pistons furono spazzati via, cosa che peraltro si è ripetuta nel 1987. Nel 1988, dopo due sconfitte, i Pistons sbattono finalmente fuori i Celtics arrivando alla finale per il titolo NBA di fronte ai Los Angeles Lakers. Un gigante di formazione in cui brillavano le stelle di Magic Johnson, James Worthy e Kareem Abdul Jabbar: finì 4-3 per i gialloviola nella settima e decisiva partita.
Detroit sapeva, però, che con quella squadra, prima o poi, il titolo in Michigan, sarebbe arrivato. La grande stagione sarebbe stata quella 1988/1989. Detroit ha in squadra elementi avvelenati col mondo intero: Joe Dumars, Ricky Mahorn, Vinnie Johnson, Dennis Rodman, Mark Aguirre e Bill Laimbeer. Uno squadrone che, proprio per la pratica di un gioco duro, sarebbe passato alla storia del basket con la denominazione Bad Boys. Quel gruppo nella stagione regolare ottiene un record di 63-19, rullando poi ai playoffs Boston e i Bucks con un doppio 4-0. Piallati anche i Bulls di Jordan mancano solo i Lakers, che questa volta mollano lo scettro. L’anno successivo stesso leitmotiv, contro Portland e con Thomas MVP delle Finals con quasi 28 punti, 7 assist e oltre 5 rimbalzi a gara.
Nel 1991/1992 nella terza finale di conference consecutiva, c’è la sconfitta, senza appelli e per 4-0, contro i Bulls: inizia l’era di MJ. Al termine di gara-4 Thomas e gli altri escono dal campo prima del tempo non degnando di uno sguardo la panchina dei Bulls: Jordan avrà poi altre occasioni per dare una lezione al suo rivale. Isiah che ha sempre sentito sulle spalle la rivalità col 23: è infatti nato nei quartieri della periferia di Chicago e si è sempre pensato che detestasse Jordan per il semplice fatto di detenere le chiavi di quella città. La punizione per lui arriva nel 1992, quando bisogna decidere chi portare alle Olimpiadi di Barcellona 1992 e, dunque, chi possa aggregarsi a quello che sarebbe stato per sempre conosciuto come Dream Team. Micheal disse: “Se viene Thomas, io non vengo. Decidete”. Nessuno mai specialmente in quell’anno, si sarebbe opposto. Questo è l’episodio più famoso della saga, che tutti gli appassionati ricordano, ma anche qui bisogna stare attenti alle semplificazioni: è necessario ricordare come Thomas non fosse necessariamente amatissimo dai suoi colleghi ed è più che probabile che in molti non lo volessero in quel team, al di là della faida Thomas-Jordan.
Molti aspetti sono ancora poco chiari e tali resteranno. Ciò che è chiaro è come la compagine di Detroit abbia continuato a giocare ad alti livelli negli anni a venire, senza tuttavia raggiungere le finali NBA. Nel 1994, a causa di un ko al tendine d’Achille, Isiah finisce la stagione un mese prima della chiusura, lasciando poi l’attività agonistica. Ovviamente i Pistons hanno ritirato la sua maglia, la numero 11, mai più utilizzata da nessun atleta della franchigia del Michigan. Nel 1996, in occasione del cinquantenario della fondazione della National Basketball Association, è stato poi inserito in una speciale lista dei migliori 50 giocatori di ogni tempo.