Ciro Immobile, attaccante della Lazio, è intervenuto in una diretta Instagram in compagnia di Damiano Er Faina. Il bomber napoletano ha ripercorso tutte le tappe della sua carriera: “Il calcio manca a tutti, è fonte di distrazione. Purtroppo in questo momento non possiamo fare niente. Io sono partito da Sorrento, che era una società seria e sana. Mi voleva anche il Messina, che all’epoca era in Serie A. Quando arrivò la Juventus, pensai fosse uno scherzo. Ritrovarti una chiamata del genere è incredibile. Me lo disse mio padre, la mia famiglia nemmeno aveva mai preso l’aereo e dovevamo andare a Torino. Fu molto difficile ambientarmi, ti dovevi subito mettere al livello degli altri e tutto era frenetico. Il primo anno ho fatto fatica, poi gli altri due anni andarono alla grande. Subito dopo sono andato a Siena, ero giovane e la squadra era molto forte. Ho sofferto il salto di categoria ma mi ha aiutato tanto. A Grosseto, invece, ho imparato tante cose, che poi mi sono ritrovato a Pescara. Devi stringere i denti quando va male; anche al Genoa non fu facile, poi andò bene a Torino. Sono step necessari per crescere. Il calciatore deve avere testa, non deve mai pensare di non essere all’altezza“. Riguardo l’esperienza con l’Europeo Under 21 durante la sua esperienza a Pescara ha spiegato: “Abbiamo perso la finale con la Spagna, era proprio l’anno in cui ero al Pescara. Tutti quelli che giocavano in quella Nazionale ora giocano in club importanti. Nella Spagna molti giocavano già in Champions League, alcuni di noi in Serie B. A noi mancava l’esperienza giusta, dovevamo fare la partita della vita perchè erano incredibili. Ho fatto il gol del pareggio con un pallonetto a De Gea, poi abbiamo avuto una grande occasione con Florenzi. Il loro secondo gol ci ha uccisi, ma siamo usciti dal campo consapevoli di aver dato tutto e sperando di prenderci una rivincita. Fu un Europeo davvero bello, il gruppo era fantastico”.
L’attaccante napoletano ha militato anche nel Borussia Dortmund e dopo una stagione in terra tedesca con più ombre che luci, è approdato in prestito al Siviglia: “Sono andato all’estero perché avevo due proposte: Borussia Dortmund e Atletico Madrid. Mi piacevano entrambe, però avevo già un accordo con i tedeschi e non mi andava di ritirare la parola data. Il Borussia aveva Klopp, aveva giocato la finale di Champions e vinto un campionato. Era uno squadrone. Quell’anno non è andata come volevo, ma neanche male. Ero uno straniero in una compagine abituata a vincere, e quello era un periodo di difficoltà per loro. Non potevo trascinare la squadra intera, era difficile. Ho fatto 10 gol in totale, in Champions ne ho fatti 4. Era complicato, il mister si fidava solo dei senatori per risalire la china ed era giusto che si affidasse a loro. I giovani e gli stranieri sono stati messi un po’ da parte, visto che si lottava per la retrocessione a dicembre. Klopp? Fortissimo, intenditore di calcio. Mi piaceva lavorare con lui, ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto stare con lui nel mio momento migliore. Parliamo di un mister completo, ha tutto. Noi abbiamo Inzaghi e dico che è un allenatore europeo per questo motivo, perché è completo proprio come Klopp. Loro due si somigliano per quanto riguarda la motivazione, anche se agiscono in maniera diversa. A Siviglia, invece, è andata proprio male, non mi sono trovato con l’allenatore. Sono andato lì per giocare la Champions, avevo bisogno di rilanciarmi e in Italia non avevo offerte. Il gruppo non era il massimo, già a gennaio volevo andare via e ne parlai con Emery. Il ritiro invernale andò bene, alla ripresa del campionato feci un paio di gol ma mi rimise fuori dalla rosa. Non mi sentivo parte integrante del gruppo”. Infine è arrivata la Lazio, dove Immobile fu chiamato a prendere l’eredità di un altro grande attaccante come Klose: “C’è stata prima la parentesi del ritorno a Torino, in cui mi sono anche fatto male e questo mi ha penalizzato. Quando mi chiamò la Lazio ero a Siviglia, ero tornato lì dal prestito a Torino. Prima di partire per il ritiro mi ha chiamato il procuratore dicendo che tutto era fatto con i biancocelesti. Ero felice, volevo venire a tutti i costi. Per me era un’occasione, mi piaceva la squadra e il mister. Sono venuto dopo quel casino di Bielsa, sapevo già tutto quello che mi aspettava. Con questa maglia ho capito da subito di poter fare bene, mi sono trovato subito alla grande, integrato sin dall’inizio. Era come se quel gruppo mi conoscesse da tanto tempo. Era appena andato via Klose, ma non ho pensato a sostituirlo. Quando ero andato a Dortmund era andato via Lewandoski, non ho voluto pensare a quello per non rifare lo stesso errore. Non è sicuramente semplice sostituire uno come Klose, giocatore di caratura mondiale. Anche nel cuore dei tifosi era un idolo, si aspettavano qualcuno che potesse sostituirlo. Non ci ho pensato, il primo anno è stato bellissimo e siamo andati in Europa League“.