Era il 24 aprile del 1910, era un altro calcio, era il primo scudetto dell’Inter. I nerazzurri, la cui storia nel campionato italiano era iniziata appena due anni prima, riuscirono a imporsi subito in patria in quella Prima Divisione così lontana dalla formula attuale e al termine di una partita passata agli annali per un’enorme polemica con l’avversaria dello spareggio per la vittoria del titolo, una certa squadra piemontese…
PRIME FRIZIONI – Alzi la mano chi non ha pensato subito alla Juventus. Anni e anni di dualismo, veleni, partite sul campo e nelle aule dei tribunali non ingannino: era la Pro Vercelli, che all’epoca non aveva letteralmente chi potesse starle davanti. La neonata squadra meneghina, però, diede subito del filo da torcere ai più quotati rivali, concludendo il campionato a quota 25, proprio come la Pro. Per rendere più vivace il tutto, la Figc aveva deciso che in caso di parità in vetta al termine della stagione regolare si sarebbe disputato uno spareggio secco, ma ci fu immediatamente una dialettica non proprio idilliaca tra le due squadre.
DUELLO FUORI DAL CAMPO – La Figc stabilì che la sede dell’incontro sarebbe stata Milano (favorendo così i nerazzurri che avrebbero usufruito del fattore campo), disequilibrando ulteriormente la contesa, visto che fu individuata come data quella del 24 aprile, un giorno non gradito dai piemontesi per via dell’impossibilità di schierare alcuni giocatori impegnati in manifestazioni paramilitari. Dal canto suo, però, l’Inter aveva preso già degli impegni nelle date successive e avrebbe dovuto disdire una serie di match ed eventi, con un notevole danno economico e d’immagine. Insomma, la finale era iniziata ancor prima di iniziare e non fu facile trovare una mediazione.
FINALE DELLA DISCORDIA – La federazione si trovava tra due fuochi e decise di non spostare la data, mantenendo quella originale per non creare un pregiudizio per nessuna delle due rivali, ma una volta accertato che ne avrebbe tratto vantaggio l’Inter, modificò piuttosto la sede della finalissima, che venne individuata proprio nella città di Vercelli. Non bastò, però, a convincere la dirigenza della Pro del fatto che non si fosse consumata un’ingiustizia. La questione era ormai di principio e così, stando a quanto riportano le cronache dell’epoca, i piemontesi schierarono una formazione rimaneggiata composta da giovani e i nerazzurri vinsero con enorme facilità, con un nettissimo 10-3 in una partita dal sapore quasi di farsa agli ordini di Umberto Meazza, lo storico arbitro che fondò l’Aia: quattro gol di Engler, uno a testa per Fossati, Peterly, Payer, Schuler con un autogol a favore, mentre per i padroni di casa trovarono la via della rete i carneadi Zorzoli, Rampini e Tacchini. I ragazzi di Virgilio Fossati, allenatore e giocatore della squadra poi morto nella prima guerra mondiale, avevano così vinto, non importa come, il primo di diciotto titoli (all’epoca non era ancora chiamato scudetto) gettando le basi per una storia gloriosa, quella dell’Internazionale. Una storia da centodieci e lode.