Il PGA Tour, massimo circuito maschile di golf americano, è finito nel caos a causa della richiesta di 1 milione di kit diagnostici per rilevare il COVID-19 al fine di poter riprendere a giocare dal 11 giugno a Fort Worth, in Texas. In una dichiarazione rilasciata a The Guardian ha provato a correggere il tiro spiegando che “la questione relativa ai test e’ ancora oggetto di valutazione. In numerose occasioni abbiamo parlato della carenza degli stessi” riservati in America ai pazienti ospedalizzati e agli operatori sanitari. La richiesta era apparsa molto ambiziosa dal momento che anche Donald Trump aveva dichiarato ieri che negli Stati Uniti erano stati effettuati in tutto 3,8 milioni di tamponi. Il nuovo tour dovrebbe coinvolgere quasi 800 persone tra giocatori e addetti ai lavori, per i 4 eventi in programma a porte chiuse: Charles Schwab Challenge, RBC Heritage, Rocket Mortgage Classic e Travelers Championship. L’opinione pubblica ora si domanda quali potrebbero essere i privilegi riservati al golf americano, che sarà tra i primi sport a riprendere e che ha il 48% dei percorsi di gara aperti anche in fase di lockdown, ma il PGA Tour ha garantito la massima precauzione con delle richieste probabilmente utopistiche. Tutto questo, mentre i campioni della disciplina si interrogano riguardo la ripresa dell’attività. Dopo Brooks Koepka e Shane Lowry, si aggiunge anche il tedesco Bernhard Langer che ha espresso il suo pensiero: “Il golf deve ripartire, anche a porte chiuse. Perché a differenza del calcio, del basket, e di altre discipline, questo non è uno sport di contatto, si gioca all’aria aperta e il distanziamento sociale può essere garantito”.