Bobby Charlton e Norman Hunter
Amarcord

L’angolo del ricordo: Norman Hunter, campione del mondo portato via dal virus

Chissà chi è stato il giornalista o allenatore che ha portato in Italia l’espressione calcistica del “mordere le gambe”, spesso attribuita a mediani poco dotati tecnicamente o a difensori ruvidi e per nulla eleganti. Di certo, la locuzione viene da oltremanica, da Leeds per la precisione. Norman Hunter, difensore inglese classe 1943 scomparso oggi dopo essere stato contagiato dal coronavirus, era soprannominato ‘Bites Yer Legs’ e la sua autobiografia non a caso si chiama ‘Biting Talk’. Un soprannome che ha origine da uno striscione apparso in occasione della finale di FA Cup tra Leeds e Arsenal del 1972: “Norman bites yer legs”. Firmò per il Leeds all’età di 15 anni ed esordì a 19 contro lo Swansea. Fu la prima di 540 presenze con la maglia dei peacocks. Un’esperienza che gli permetterà di collezionare due titoli nazionali, due Coppe delle Fiere, due FA Cup, una Coppa di Lega e due Charity Shield. Il 1972 è l’anno della prima FA Cup e la sua esultanza al gol di Allan Clarke divenne subito la prima immagine iconica di quella squadra allenata da Don Revie. La seconda vide sempre Hunter come protagonista: Mick Jones si fa male al gomito, Norman sale gli scalini di Wembley per due volte, prima per ritirare la propria medaglia e poi per aiutare il compagno di squadra a fare lo stesso. Inutile dire che quella partita è la più famosa del numero 6 nel corso della sua carriera al Leeds, più per esultanze o gesti fuori dal campo che per giocate sul rettangolo verde.

L’iconica esultanza in finale di FA Cup contro l’Arsenal
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D’altronde quel numero 6 sulle spalle lo ha accompagnato in ogni circostanza. Nel 1973 perse due finali: in FA Cup contro il Sunderland e in Coppa delle Coppe contro il Milan, in un match che i media inglesi hanno sempre ritenuto falsato. Al 90′ Hunter venne persino espulso (l’unico rosso della sua carriera) e vide svanire quello che sarebbe valso come terzo successo europeo dopo le Fairs Cup del 1967/68 e 1970/71. Nel 1973-74 vinse la prima edizione della storia della PFA Players’ Player of the Year. Ha alzato al cielo due titoli nazionali ma il suo più grande successo resta la Coppa del Mondo del 1966 senza aver mai messo piede in campo. Uno scherzo del destino per un calciatore che ha sempre rifiutato di vivere lo show del campo dalle retrovie. Ma per descriverlo forse basta ricordare la conversazione con Brian Clough entrata ormai nella storia: “Norman, sei odiato da tutti. E tutti vorrebbero essere amati, tu non vorresti essere amato?“. Risposta:Actually, I couldn’t give a fuck. Ecco.

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