Sembra passata ormai un’eternità, è invece il primo anniversario. Il 17 aprile 2019 assistevamo a una delle sfide più divertenti (almeno per gli spettatori neutrali) del decennio, una sfida che come una matrioska ha avuto al suo interno tante partite dentro alla partita: Manchester City-Tottenham 4-3, la sconfitta più dolce, la vittoria più atroce. Tutto in novanta minuti (più recupero), si potrebbe dire. Un anno dopo, niente calcio: nè brutte gare come – esempio a caso – lo scempio di Fiorentina-Genoa dello scorso maggio, nè match memorabili come quello dell’Etihad.
GUARDIOLA ANCORA FLOP – Guardiola e la Champions, che strano rapporto. La sua maturità da allenatore cammina in maniera inversamente proporzionale ai successi nella coppa più prestigiosa, alzata per due volte – 2009 e 2011 – alla guida di quella meraviglia che fu quel Barcellona: nei successivi otto anni, mai in finale con due corazzate come Bayern Monaco (solo semifinali) e Citizens (un ottavo e due quarti), tanti bocconi amari mitigati dalle conquiste dei titoli nazionali e minimizzati da una stampa sempre fin troppo schierata. Perché, diciamocelo, Pep è garanzia di successi, ma da praticamente un decennio anche di flop in Champions, spesso serviti nei modi più impensabili. Proprio come contro il Tottenham.
CHE NOTTE, QUELLA NOTTE! – Parlare di ricordo è forse eccessivo, visto che questa partita è recente e la rammentano un po’ tutti. Dopo l’1-0 Spurs dell’andata (con il rigore sbagliato da Aguero sullo 0-0 che poteva cambiare tutto), al ritorno Sterling segna dopo pochissimi minuti e riporta tutto in parità, con ancora però 85 minuti da giocare e il pubblico scatenato. I ragazzi di Pochettino, però, fanno dell’organizzazione e della conoscenza pluriennale le armi migliori, e conoscono molto bene il proprio avversario. A completare l’opera si uniscono un Son in stato di grazia e Laporte ai minimi storici, ed ecco che nemmeno il tempo di sbattere le ciglia ed è 1-2 Cows con la doppietta del coreano che, a proposito di “è cambiato tutto”, con lo stop del calcio dovrà servire il proprio paese con la leva militare che aveva fin qui evitato per meriti sportivi. Un minuto dopo, siamo appena all’11’, è già 2-2 con Bernardo Silva e i padroni di casa hanno dunque bisogno di altri due gol. Uno arriva a stretto giro di posta con Sterling, e quando nel secondo tempo Aguero con una sassata firma il 4-2 che vorrebbe dire qualificazione, gli ospiti sembrano ormai alle corde.
L’ULTIMO COLPO DI SCENA – Un calcio d’angolo, però, rovescia le sorti dell’incontro. Llorente, tappabuchi di un attacco improvvisamente orfano di Kane, con un tocco sporco infila in rete e trova il 4-3: Var amico, perché al monitor non ci si avvede di un possibile fallo di mano del Re Leone, e dunque finale d’assalto dei padroni di casa che hanno ora bisogno di segnare per passare il turno. È il 93′, un contropiede incredibile frutto di un errore di Eriksen manda in porta Aguero che non perdona Lloris e insacca quello che sarebbe stato il gol del 5-3. Il condizionale è d’obbligo, perché mentre Guardiola correva come un ossesso dalla gioia e Pochettino sembrava aver solo voglia di affogare nel cianuro, un po’ tutti si erano accorti che qualcosa non andava. La posizione di Aguero era irregolare, un fuorigioco non netto ma rilevato dal Var e fischiato da Cakir. L’ennesimo colpo di scena, l’ultima piccola matrioska da aprire, visto che di lì a poco arriverà il fischio finale e il gelo a Etihad. Il Tottenham era in semifinale, e sappiamo quanto incredibile fu anche il ritorno contro l’Ajax, poi in finale il Liverpool non fece sconti e costrinse gli Spurs alla vanagloria. Ma, ne siamo sicuri, il City baratterebbe altre cento di quelle vittorie al gusto di sconfitta pur di mettere fine a questa pandemia e tornare a giocare. Per ora, purtroppo, si può solo aprire il libro dei ricordi.