L’allenatrice dell’Italia femminile Milena Bertolini, intervistata da ‘L Football’, ha raccontato le partite dell’Algarve Cup: “L’Algarve Cup ha dato indicazioni positive, è stata l’occasione per l’inserimento di alcune giovani calciatrici, alcune delle quali erano già state in passato in azzurro, ma che poi non sono state più convocate per diverse motivazioni. Si sono inserite bene, hanno iniziato a capire come funziona in Nazionale e che tipi di standard sono richiesti dal punto di vista del lavoro, della mentalità e dell’approccio. L’ultima partita l’avevamo disputata a novembre e poi fino a febbraio non c’era stato modo di rivederci, è stata la prima volta che passava così tanto tempo da un raduno all’altro, prima ci vedevamo una volta al mese. E questo ha reso un po’ più lento il riconnetterci con le modalità di lavoro in Nazionale. Durante il raduno si percepiva che la situazione stava diventando sempre più grave, quando il Presidente del Consiglio Conte ha dichiarato che tutta l’Italia sarebbe diventata zona arancione le cose sono iniziate a cambiare, ma d’accordo con tutte gli organi competenti abbiamo deciso di partire”.
Bertolini ha parlato anche di come il calcio femminile stia vivendo l’emergenza Coronavirus, soffermandosi , in particolare sul campionato di Serie A: “Milan? Non ne abbiamo parlato perché non c’era motivo di farlo. Nel momento in cui una calciatrice era in quarantena per lei e per tutte le sue compagne valevano le procedure messe a punto dal Governo, la società non poteva fare altro. Per quanto riguarda Tarenzi ho chiesto ai medici se potevo convocarla e avuto il loro assenso è partita con noi. La Nazionale è aperta a tutti, se una calciatrice sta bene gioca che abbia 35 o 18 anni, l’importante è che la squadra abbia un’identità precisa. Noi siamo una squadra che ha giocatrici un po’ avanti con l’età, ma ci sono giovani interessanti che verranno inserite. Poi dobbiamo valorizzare maggiormente le giovani riformando e dando maggiore importanza al campionato Primavera alzando così il livello della competizioni. E poi anche le società devono fare il loro perché ci sono molte calciatrici straniere di terza o quarta fascia che non sono migliori delle nostre ragazze, ma tolgono loro spazio. Europei? Il cammino sta andando come nelle previsioni e ora attendiamo la sfida clou contro la Danimarca con il piccolo vantaggio di giocare prima in casa nostra. Loro sono una squadra top e dovremo dare il meglio di noi per avere la meglio, un po’ come facemmo a Ferrara contro il Belgio. Mi piacerebbe giocare a Brescia, darebbe un senso di rinascita a una città che con Bergamo sta lottando in prima linea contro questo virus. Tornando all’Europeo lo slittamento di un anno è giusto perché si era venuto a creare un affollamento di eventi nel 2021 e il nostro torneo sarebbe stato penalizzato anziché valorizzato. Campionato? Credo si possa seguire una strada differente, non necessariamente bisogna fare le stesse cose che fanno gli uomini. Il campionato femminile ha meno squadre, è una competizione con più spazi liberi e questo va considerato anche perché gli stadi chiusi da noi avrebbero un impatto minore. Ovviamente c’è il rischio che lo stop possa farsi sentire sul movimento e bisogna pensare a un piano di rilancio che riguardi non solo il calcio femminile, ma anche Lega Pro, dilettanti e settori giovanili”.