Amarcord

L’angolo del ricordo: Connors-Vilas, la finale mai terminata a Montecarlo

Ci sono grandi aspettative nel Principato di Montecarlo per la finalissima tra Jimmy Connors e Guillermo Vilas. Non c’è il detentore del titolo Borg, eliminato al primo turno dalla leggenda paraguaiana Victor Pecci, ma a giocarsi il titolo saranno comunque la testa di serie numero 2, a caccia del suo primo trionfo sul rosso europeo, e la 3, finalista dell’ultima edizione e capitolato proprio al cospetto di Bjorn.

Sembrerebbe la volta buona per l’insolente americano per sfatare il tabù, giunto all’appuntamento con un percorso immacolato e senza alcun set lasciato per strada. Un cammino iniziato con l’affermazione sull’attuale capitano di Davis Barazzutti, poi proseguito lasciando le briciole ai francesi Portes e Noah, faticando solamente nel secondo parziale in semifinale contro l’ungherese Taroczy. Più minato il campo attraversato da Vilas, giustiziere di Ocleppo e Panatta ma sopravvissuto solamente al tie-break del terzo ai quarti di finale contro il numero 8 del seeding Smid. Nell’atto conclusivo, da un lato la maggior attitudine alla superficie dell’argentino, dall’altro un leggero predominio di Jimbo negli scontri diretti (4 vittorie su 7) e uno stato di forma che pare ad hoc.

E ci sarebbe stata di sicuro battaglia al Country Club tra quei due come dimostrano i primi dieci giochi dell’incontro, che vedevano Connors e Vilas appaiati sul 5-5. Il meteo, però, non era dalla loro parte. Dopo aver rinviato l’incontro da Pasqua a Pasquetta si è giocato solamente per cinquantacinque minuti. Di fuoco. Un continuo braccio di ferro da fondo, uno scambio durato addirittura settantacinque secondi e una battaglia senza esclusione di colpi. Quando il sudamericano pare poter prendere il sopravvento avanti 5-4 0-30, la ferocia di Connors fa capolino per impattare sul 5-5. Purtroppo sarà anche l’ultimo sussulto della finale: i due giocatori si rintanano negli spogliatoi a causa della pioggia e non riusciranno più a proseguire. Jimbo aveva infatti in programma di giocare in Nord America e a poco è valso pure il tentativo di piazzare la prosecuzione il 7 giugno, il giorno successivo alla finale del Roland Garros: più importante la preparazione in vista di Wimbledon. E così, su quell’albo d’oro minato solamente dai due conflitti mondiali, il 1981 – prima del coronavirus dei nostri tempi – resta l’unica edizione senza aver consacrato il proprio Principe tennistico.

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