Doveva andare tutto bene. E invece non è andato bene niente. Ma quel foglio di carta di Ciccio Caputo con la famosa scritta di augurio poi entrata a pieno titolo nell’immaginario collettivo è diventata ormai il simbolo di un’Italia che fa fatica a resistere ma che continua a farlo tra privazioni e sacrifici. Da quel Sassuolo-Brescia del 9 marzo 2020 è passato un mese esatto. Un mese dalla doppietta ed esultanza di Caputo, dalla magia di Boga, la traversa di Ferrari, l’ammonizione, l’ultima del campionato, a Sabelli. Un mese di polemiche, dibattiti, dichiarazioni al veleno, prese di posizioni, tutte diverse. Alla fine nel momento in cui si chiedeva l’unità di intenti in nome dell’interesse generale, il calcio è riuscito a dividersi in fratture profonde quasi quanto quelle che il campo e le rivalità sugli spalti hanno sempre creato. Bisognava aspettarselo. La Serie A 2019/2020 si trova a fare i conti per la prima volta nella sua storia dalla stagione 1914-15 con una sospensione in corsa del campionato. In quell’occasione c’era la guerra, il campionato non riprese più e il titolo fu assegnato qualche anno dopo al Genoa, prima in classifica nel settentrione.
Quest’anno il calcio si è diviso su tre fronti: formula per riprendere o non riprendere il campionato, allenamenti e stipendi dei calciatori. Sul primo tema, lo scenario dei playoff si è fatto largo in un primo momento prima di lasciar posto a ipotesi sempre più apocalittiche, su tutte l’idea di un maxi ritiro clausura a Roma, di nuovo città aperta. Poi la lite sulla ripresa degli allenamenti e sugli stipendi dei calciatori con l’Aic che ha alzato la voce come mai aveva avuto occasione di fare nel corso della sua storia. Alla fine la strada da seguire l’ha tracciata Giorgio Chiellini, capitano della Juventus di professione ma dirigente de facto, con una trattativa tra club e rosa che ha portato all’accordo sugli ingaggi. Una stretta di mano in mezzo alla lite generale. Doveva essere il mese della solidarietà. Ma in mezzo al vociare del calcio, ad un mese di distanza da quella partita, il volto più bello del calcio in quarantena resta sempre Ciccio Caputo con il suo messaggio di speranza.