I medici della Lombardia si scagliano contro il Presidente della Regione Attilio Fontana, accusato di aver gestito nel modo sbagliato l’emergenza sanitaria del Covid-19, commettendo sette gravi errori.
Fromceo ha, infatti, inviato una lettera al Governatore, all’assessore al Welfare Giulio Gallera e ai direttori delle aziende sanitarie: “A fronte di un ottimo intervento sul potenziamento delle terapie intensive e semi intensive, per altro in larga misura reso possibile dall’impegno e dal sacrificio dei medici e degli altri professionisti sanitari, è risultata evidente l’assenza di strategie relative alla gestione del territorio. La situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra Regione, anche rispetto a realtà regionali viciniori, può essere in larga parte attribuita all’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica. La sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra Regione. La situazione al momento risulta difficile da recuperare”.
Secondo la Federazione degli ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia, la Regione avrebbe commesso sette errori che hanno favorito la diffusione del virus a livello nazionale:
- la mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia dovuta alla decisione di eseguire i tamponi solo ai pazienti ricoverati e alla diagnosi di morte attribuita solo ai deceduti in ospedale. I dati, secondo i medici, sono sempre stati illustrati come “numero degli infetti” e come “numero dei deceduti” e il tasso di mortalità è sempre stato calcolato sulla base del numero dei pazienti ricoverati e non sul numero reale degli infetti che si stima abbia raggiunto i 5-6 milioni di casi, per questo motivo in Italia la percentuale di mortalità è così alta rispetto agli altri Paesi;
- l’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio;
- la gestione confusa della realtà delle residenze sanitarie assistenziali e dei centri diurni per anziani, che ha prodotto diffusione del contagio e un triste bilancio in termini di vite umane come nella provincia di Bergamo, nella quale si sono registrati 600 morti su 6000 ospiti in un mese;
- la scarsa o quasi completamente assenza di fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio e al restante personale sanitario che ha causato la morte di numerosi colleghi, la malattia di numerosissimi di essi e la probabile e involontaria diffusione del contagio, specie nelle prime fasi dell’epidemia;
- la pressoché totale assenza delle attività di igiene pubblica come gli isolamenti dei contatti e l’esecuzione dei tamponi sul territorio a malati e persone che erano state in contatto con loro;
- la mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private, con ulteriore rischio di diffusione del contagio;
- il mancato governo del territorio che ha generato la quasi completa saturazione dei posti letto ospedalieri a causa della necessità di trattenere sul territorio pazienti che avrebbero dovuto essere messi in sicurezza mediante ricovero.