Amarcord

L’angolo del ricordo: Ravenna volley, la prima Coppa dei Campioni non dell’est

La Teodora Ravenna con la Coppa dei Campioni 1988

Ci sono squadre costruite per vincere che non riescono a vincere i tornei più prestigiosi e ci sono squadre che non partono certo con i favori del pronostico ma alla fine riescono ad alzare i trofei. Di questa seconda categoria fa sicuramente parte la Teodora Ravenna, una delle società più vincenti della storia della pallavolo italiana. La dinastia di Ravenna fu infatti capace di vincere ben 11 scudetti consecutivi, ossia tutti quelli disputati tra il 1981 ed il 1991. Altro dato impressionante riguarda il numero di partite giocate senza subire alcuna sconfitta: il club ravennate è rimasto imbattuto dal 15 marzo 1985 fino all’8 dicembre 1987, per qualcosa come 74 match consecutivi (playoff compresi). Tutti questi numeri sono il risultato della guida tecnica di Sergio Guerra, che poté contare, fra le altre, su Manuela “Manu” Benelli in regia, Liliana “Lily” Bernardi al centro e Prati in attacco, colonne portanti della Teodora Ravenna degli anni d’oro.

Guerra, Benelli, Prati e Bernardi furono protagonisti anche di altre importanti vittorie del team ravennate: 6 Coppe Italia (1980, 1981, 1984, 1985, 1987. 1991), un Mondiale per Club (1992) e due Coppe dei Campioni (1988, 1992). Palmares incredibile, anche per longevità, in cui però spicca la Coppa dei Campioni 1988. Il motivo? Fu la prima Coppa dei Campioni femminile vinta da una squadra dell’Europa occidentale. Infatti, fino a quel momento il prestigioso trofeo era finito 20 volte in Unione Sovietica, 3 in Bulgaria, 2 in Cecoslovacchia ed una volta in Ungheria e Germania dell’Est. Nel 1988 però, la Teodora Ravenna scrisse una nuova pagina di storia.

Ravenna già in semifinale dimostrò di saper combattere, legittimando il cognome del proprio allenatore. La squadra di coach Guerra infatti, si ritrovò sotto 8-14 nel quinto set, punteggio che praticamente la condannava all’eliminazione. Infatti, quella era l’epoca della pallavolo in cui si giocava ancora con il cambio palla, non vi era il libero e i set si chiudevano al 15, senza tie-break. Ma le ravennate non si arresero e riuscirono a ribaltare il risultato, vincendo per 3-2. L’avversaria della finale fu l’Uralotchka Sverdlosk di Nikolai Karpol. A scendere in campo per Ravenna fu il sestetto composto da capitan Benelli al palleggio, l’opposto peruviano Gina Torrelava, la francese Lesage e Prati schiacciatrici, Zambelli e Bernardi al centro. In panchina rimasero a disposizione Bertini, Mele, Fanara e le sorelle Saporiti.

A dispetto di un’altezza media di 179 centimetri, la Teodora Ravenna sorprese tutti annientando l’Uralotchka Sverdlosk in quattro set, vincendo la prima Coppa dei Campioni della propria storia e diventando la prima squadra dell’Europa occidentale capace di conquistare il prestigioso trofeo in campo femminile. Anche per questo il risultato di quella finale fu inaspettato e sorprendente. E quando non te l’aspetti può anche capitare di dimenticarsi il trofeo in albergo in Grecia e rendersene conto solo al ritorno a casa. Aneddoto curioso, che rende però l’idea di quanto inaspettata fu quella vittoria, probabilmente l’impresa più grande della dinastia della Teodora Ravenna.

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