Nel 2002 scrisse un libro con un titolo che è tutto un programma: “Se mi mandi in tribuna, godo”. Ezio Vendrame se ne è andato all’età di 72 anni nella sua casa in provincia di Treviso dopo una vita all’insegna dell’anticonformismo nello sport, il calcio, che più di tutti tende a conformare i suoi atleti ad una serie di regole standard su dichiarazioni e comportamenti. Ezio Vendrame era esattamente il contrario. Mai banale nelle dichiarazioni, controcorrente nelle azioni e dotato di una cultura a 360 gradi. Ha scritto più di dieci libri e il talento con la scrittura era simile a quello col pallone tra i piedi. D’altronde il soprannome non è banale: il ‘George Best italiano”, un po’ per la chioma simile di capelli ma soprattutto per il talento fuori dal comune sul rettangolo verde. C’è chi (Boniperti) lo paragonò a Kempes. L’uno o l’altro? Era in ogni caso dribbling e sregolatezza, da ala o mezzala non importa. Vendrame resta uno di quei tanti talenti eccezionali che non sono riusciti ad esprimere il proprio potenziale al meglio nel calcio degli anni ’70.
Friulano, nacque nel 1947 in quella Casarsa della Delizia di Pasoliniana memoria. A sei anni fu spedito in un orfanotrofio, a 13 in colonia coi salesiani a Valgrande fu protagonista in una partitella tra ragazzini. Sugli spalti c’era il medico dell’Udinese, lo vide giocare e lo segnalò al club che successivamente lo tesserò. Poi il trasferimento alla Torres, al Siena, al Rovereto fino al Lanerossi Vicenza dove riuscì a debuttare in A. Nel 1974 Vinicio lo volle a Napoli: il rapporto di amore e odio durò solo una stagione e l’estro del campione inespresso tornò in provincia. A Padova per la precisione e con la maglia biancoscudata fu protagonista di uno degli episodi più famosi della sua carriera. Nel finale di un Padova-Cremonese, sullo 0-0, decise di dribblare tutti i compagni di squadra, incluso il portiere, prima di fermare la sua corsa sulla riga di porta e ricominciare l’azione. Quel clamoroso autogol mai avvenuto come un fenomeno metrico in una poesia tutta sua all’interno del rettangolo verde. Perché Ezio Vendrame è stato anche poeta nonché musicista a tempo perso. Era amico del cantautore Ezio Ciampi e una volta fermò il gioco per salutarlo dopo averlo riconosciuto sugli spalti. Ma parlare solamente di calciatore anticonformista, ribelle e icona di un calcio popolare come lo sono stati Paolo Sollier e tanti altri in quell’arroventato calcio anni ’70 rischia di non rendere omaggio al personaggio. No, Ezio Vendrame è stato soprattutto un grande calciatore italiano, maestro del pallone da calciatore prima e allenatore poi nelle giovanili di Pordenone e Venezia. Uno dei suoi rimpianti l’ha raccontato in un libro: un tunnel a Rivera, suo idolo, come se fosse una mancanza di rispetto. In fondo basta questo aneddoto per descriverlo al meglio.