Robinho, ex attaccante del Milan, Real Madrid e Manchester City, ora nel Başakşehir, si è raccontato al quotidiano spagnolo Marca e ha rivelato degli aneddoti molto divertenti dei tempi in cui giocava nel Milan con Zlatan Ibrahimovic: “Zlatan diceva che aveva convinto il Milan a firmarmi: ‘Sei qui grazie a me’. È arrogante? Sì, ma in senso buono. È solo fiducia, e fiducia nel proprio talento. Per me è tutto ciò che un attaccante dovrebbe essere: uno showman e un vincente. In allenamento Ibra ha sfidato Gattuso a un combattimento di jiu-jitsu. Abbiamo visto quel feroce difensore praticare arti marziali contro Zlatan, che è una cintura nera. Chi ha vinto? Zlatan vince sempre“. Il brasiliano fu scoperto da niente di meno che Pelè e racconta del peso che si è portato dietro per questo: “So che alcune persone si aspettavano che vincessi il Pallone d’Oro. Quando Pelé parla di te, la gente ascolta. Hanno fatto questi confronti ma non esiste un nuovo Pelé, né ora né mai“ e per quanto riguarda la scelta del Real Madrid, a discapito del Barcellona, ha aggiunto: “Quando venne il Madrid, vidi che avevano un folto gruppo di brasiliani in organico e l’allenatore era Vanderlei Lussemburgo. Perché andare a Barcellona? Beckham stava sempre con i brasiliani. Faceva parte del nostro gruppo. Gli spagnoli erano gelosi perché parlava più portoghese che spagnolo, così ha finito per passare più tempo con noi. Mi piacerebbe molto rivedere Florentino Pérez, dargli un abbraccio e ringraziarlo per tutte le cose buone che ha fatto per me. Per tutto l’amore che mi ha dato“.
L’intervista ha continuato per poi finire con l’esperienza a Manchester: “Sono stato campione in tutte le squadre in cui ho giocato tranne con il City. Se rimpiango qualcosa che non abbia dato al City è un titolo: è l’unica cosa che mi rende un po’ triste. Mi piaceva Manchester, il club, i ristoranti… ma non dimentichiamoci delle discoteche. Mi piaceva divertirmi. Ma gli inglesi uscivano più dei brasiliani! Joe Hart era sempre fuori, Micah Richards e Shaun Wright-Phillips lo stesso. Ma quando uscivamo i brasiliani ci prendevano sempre. Ho parlato un paio di volte con il proprietario, lo sceicco Mansour. Mi ha detto che avrebbe provato in tutti i modi a far firmare Kakà e Messi”.