Proviamo a fare un salto indietro nel tempo e torniamo al Mondiale 2013. Nel weekend del 10-12 maggio va in scena il Gran Premio di Spagna nella consueta cornice del Circuit de Catalunya di Montmelò. Il pubblico di casa è tutto dalla parte di Fernando Alonso, spagnolo di Oviedo e divenuto ancor più idolo delle folle dopo aver vestito la tuta rossa della Ferrari. Il 2013 è anche l’anno giusto per tentare l’attacco al titolo, per impensierire quel fenomeno di Sebastian Vettel che in pochi anni di carriera ha già scritto la storia della Formula 1 al volante della Red Bull. Tutto il paddock è dalla parte di Nando e il ferrarista non può di certo deludere le attese.
Ma dopo delle prove libere convincenti e confortanti la Rossa va in difficoltà nella sessione di qualifica. Alonso non solo non va sotto il muro dell’1’21”, sfondato solamente dalle Mercedes di Rosberg e Hamilton, ma perde il confronto anche con lo stesso Vettel e con Raikkonen (allora in forza alla Lotus). Quinta casella nella griglia di partenza in una terza fila tutta rossa condivisa col compagno di scuderia Massa, distanziati da un solo millesimo. In realtà ciò che importa è il passo gara e la Ferrari in quel weekend aveva dato prova della propria forza. Nando, infatti, nel primo giro con grande facilità supera Hamilton e Raikkonen per poi mettersi immediatamente all’inseguimento del duo di testa Rosberg-Vettel. E bastano poche tornate per scavalcare anche i due tedeschi riuscendo, peraltro, ha impostare un ottimo ritmo anche dopo il cambio gomme di fronte al crollo prestazionale soprattutto delle due Mercedes di Rosberg e Hamilton.
Nando è un fulmine e dopo aver ceduto momentaneamente la leadership a Gutierrez, a seguito del pit-stop, torna in pista per riprendersi il comando e portare la Rossa al trionfo davanti a Raikkonen (Lotus) e Massa (Ferrari). È una vittoria storica, è la numero trentadue nella carriera dell’iberico. È l’ultima vittoria di Alonso in F1 e ripensando a quel lontano 12 maggio 2013 nessuno avrebbe mai potuto pronosticarlo. Non quell’anno, non con la Ferrari, non quando il titolo gli sfuggì alle ultime battute in maniera beffarda. Il resto è storia.
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