Forti accuse da parte dell’Intelligence degli Stati Uniti che afferma che la Cina avrebbe nascosto a tutto il mondo l’entità della pandemia di COVID-19, sottostimando sia i casi totali che i decessi nel proprio paese. Quindi, la segnalazione pubblica della Cina sarebbe intenzionalmente incompleta e raffigurerebbe dei numeri falsi. Questo è quanto i servizi segreti americani hanno concluso nel rapporto consegnato alla Casa Bianca, secondo tre funzionari statunitensi che hanno preferito rimanere anonimi. Il governo cinese ha ripetutamente rivisto la sua metodologia per il conteggio dei casi, per settimane escludendo completamente le persone senza sintomi, e solo martedì ha aggiunto più di 1.500 casi asintomatici al suo totale. Le migliaia di urne fuori le case funerarie nella provincia di Hubei hanno sollevato parecchi dubbi sui numeri dichiarati da Pechino. Debora Birx, l’immunologa del Dipartimento di Stato, ha dichiarato: “La comunità medica ha interpretato i dati cinesi come minori di quelli che ci si aspettava. Probabilmente perché ci mancava una notevole quantità di dati, ora che vediamo cosa è successo in Italia e vediamo cosa è successo in Spagna”.
Inoltre, la Cina non è l’unico paese a suscitare dei sospetti. Funzionari occidentali hanno indicato l’Iran, la Russia, l’Indonesia e in particolare la Corea del Nord, che non ha riportato un singolo caso di malattia. Altri, tra cui l’Arabia Saudita e l’Egitto, avrebbero invece minimizzato il numero di casi. Il segretario di Stato americano Michael Pompeo ha sollecitato pubblicamente la Cina e le altre nazioni a essere trasparenti sui loro focolai e ha ripetutamente accusato la Cina di nascondere la portata del problema e di essere lenta nel condividere informazioni, soprattutto nelle settimane successive alla comparsa del virus. “Dobbiamo avere informazioni vere su ciò che è realmente accaduto così da poter salvare vite umane. Vorrei esortare ogni nazione a fare del proprio meglio, anche nel raccogliere dati e condividerli. Perché noi lo stiamo facendo”, ha detto in una conferenza stampa a Washington martedì.