Calcio

Baronio: “La mia famiglia è a Brescia, dove la situazione è drammatica. C’è grande paura”

Stadio Mario Rigamonti di Brescia - Foto Валерий Дед CC BY 3.0
Stadio Mario Rigamonti di Brescia - Foto Валерий Дед CC BY 3.0

L’ex centrocampista di Brescia e Lazio, Roberto Baronio, ormai ha appeso gli scarpini al chiodo e, in un intervista, ha spiegato come procede sua nuova vita da allenatore: “Non ho smesso di giocare per volere mio. Nel 2011 ho chiuso la stagione in Lega Pro con l’Atletico Roma, una squadra che poi non si è più iscritta al campionato: abbiamo perso la finale playoff per andare in B. Speravo almeno di giocare in quella categoria, dalla A non mi aveva chiamato più nessuno dopo che mi era scaduto il contratto con la Lazio: allora i 32enni e i 33enni non erano richiesti. Speravo di scalare almeno una categoria, invece mi sono arrivate tante richieste solo da squadre di Lega Pro, ma non me la sono sentita di accettare. Stare in quei campionati dopo tanti anni di A mi pesava, non riuscivo a divertirmi. Giocare al Flaminio di Roma mi piaceva, ma pensare di dover fare lunghe trasferte e andare a giocare in altre città non mi entusiasmava. Così ho preferito rispettare chi mi chiamava dicendo ‘no’ anziché ‘sì’ solo per portare a casa dei soldi. Dopo l’Atletico Roma sono rimasto fermo per un anno: volevo capire se potevo giocare ancora o meno, ma non è arrivata la chiamata giusta. All’epoca Luca Bergamini era il presidente di una squadra dilettantistica di Roma che si chiamava Futbolclub: eravamo amici ed era pronto ad affidarmi la squadra Allievi. Ci ho provato e ho capito subito che era la mia strada. Mi piaceva stare sul campo per trasmettere la mia esperienza. Sono stato per tre stagioni al Futbolclub vincendo il campionato tutti gli anni. Poi un mio amico che lavorava in Nazionale mi ha segnalato ad Antonio Conte: lui e Maurizio Viscidi hanno deciso di portarmi in Federazione dove ho lavorato due anni con l’Under 18 e l’Under 19. Poi ho guidato la Primavera del Brescia per un anno e quella del Napoli per una stagione e mezza”.

 

Il tecnico lombardo ha parlato delle emozioni provate nell’allenare la primavera della sua città, Brescia, in cui è cresciuto anche un giovane molto promettente con Sandro Tonali: “È stata una grande occasione: significava tornare a respirare l’aria di casa mia e lavorare nelle giovanili in cui ero cresciuto da piccolo. Ho allenato Tonali per 6 mesi prima che passasse stabilmente nella prima squadra: dal dicembre 2017 in poi ha cominciato a giocare in Serie B ed è diventato Tonali. Ho allenato pure Cistana che sta facendo bene, Mangraviti che ha giocato qualche gara in A, poi Viviani e Papetti che ha debuttato sul campo del Sassuolo. A gennaio Tonali 2018 è passato in prima squadra, gli altri sono andati in Lega Pro durante il mercato. Tonali mentalmente è un ragazzo molto avanti per la sua età. Quando si allenava con me bastava osservare un suo passaggio di 15 metri per capire tante cose: come, quando e perché colpiva il pallone. Certi particolari saltano all’occhio e capisci perché un ragazzo vede quello che gli altri ragazzi della sua età magari non vedono. Tonali era più piccolo dei suoi coetanei: era un 2000 e giocava coi ragazzi del ’98-’99 ed era al primo anno di Primavera, ma sul campo sembrava che avesse 3-4 anni in più”.

La situazione attuale in Italia è estremamente complicata a causa dell’emergenza Coronavirus e Baronio, pur vivendo nella Capitale, conosce bene il dramma che si sta consumando il Lombardia: “Vivo a Roma da tanti anni ormai: i miei figli sono nati e cresciuti qui, il più grande compirà 18 anni tra due mesi, la piccola ne farà 12. I miei parenti invece stanno a Brescia: mia madre e mio fratello con la sua famiglia vivono in provincia, per fortuna stanno bene, ma stanno vivendo un dramma per via del coronavirus che sta colpendo i loro amici. Lì la situazione è drammatica: la mia famiglia vive in un paesino di 8000-9000 abitanti ed è rinchiusa dentro casa con l’apprensione e il terrore di potersi ammalare da un giorno all’altro. In questo momento si trovano in un paese fantasma: si sentono ogni tanto le sirene delle ambulanze che girano per le strade, sta diventando spettrale per via delle restrizioni che sono state imposte. C’è davvero grande paura perché ci sono tantissimi casi e anche tanti morti”.

L’ex calciatore delle Rondinelle ha avuto modo anche di dare qualche informazione sulla rivalità sportiva che c’è tra le città di Brescia e Bergamo: “È una rivalità forte, non ci stiamo simpaticissimi e ci può stare finché tutto resta in ambito sportivo e non sfocia in violenza. Nel calcio c’è una rivalità molto forte anche se non stiamo parlando di due squadre della stessa città come succede ad esempio per Roma e Lazio. Brescia e Bergamo sono molto vicine geograficamente, le loro province sono confinanti e questo ha portato a una forte rivalità che ogni tanto purtroppo è sfociata in qualche casino di troppo. Tutto dovrebbe restare dentro il terreno di gioco”.

Baronio, nel corso della sua carriera, ha giocato insieme a diversi campioni e, uno di questi, è Andrea Pirlo, che a breve intraprenderà il percorso da allenatore: “Sento Andrea almeno una volta alla settimana: siamo cresciuti insieme e siamo rimasti molto amici. Abbiamo fatto le giovanili del Brescia, abbiamo vinto con l’Under 21 e abbiamo disputato un grande campionato con la Reggina nel 1999-2000 prima che Andrea cambiasse ruolo e diventasse Pirlo. Abbiamo un rapporto familiare che va oltre l’amicizia. Siamo rimasti l’Andrea e il Roberto che erano cresciuti insieme a Brescia. Pirlo ha fatto grandissime cose da giocatore, forse è stato il numero uno nel suo ruolo. Anche a me ha detto di voler cominciare ad allenare: penso che abbia la testa per farlo se gli verrà data la possibilità. Vedremo quanto sarà bravo: esserlo come è stato da calciatore significherebbe fare un’altra grandissima carriera nel calcio, io glielo auguro. Quando lo senti parlare sembra che abbia la testa per allenare”.

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