Dominic Thiem è l’ottavo qualificato per le Atp Finals 2016. Uno dei migliori otto dell’anno in corso che sarà in gara a Londra per contendersi lo scettro di “Maestro tra i Maestri”.
Il giovane austriaco, classe 1993, è riuscito a qualificarsi anche grazie alla rinuncia prematura di Rafael Nadal (lo spagnolo avrebbe finito l’anno da numero 8, una posizione davanti a Thiem) e alle eliminazioni al torneo di Parigi-Bercy, ultimo Masters 1000 della stagione, di Tomas Berdych e Jo Wilfried Tsonga ai quarti di finale che gli hanno matematicamente lasciato via libera. Con una simpatica nota sui suoi profili social,Thiem ha pubblicamente ringraziato Andy Murray e Milos Raonic per aver fatto fuori gli ultimi pretendenti al palcoscenico londinese.
“Sono molto felice – ha dichiarato Thiem – per me era un sogno fin dall’adolescenza e oro sono lì a giocarmela tra i migliori. Grazie anche a Andy e Milos”. Nato a Wiener Neustadt il 3 settembre di 23 anni fa, Dominic fa parte della nuova generazione di tennisti pronta a dominare il mondo del tennis e pronta (forse non ancora, o forse sì) a fare le veci dei vari Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic.
Tra i vari ragazzi terribili (Zverev, Kyrgios, Coric…) lui sembra il più pronto, il più solido, il più concreto (è anche qualche anno più vecchio dei sopracitati). Questa non è la semplice opinione soggettiva di un appassionato qualunque, ma lo dimostrano i numeri: il 2016 è stata la stagione che lo ha consacrato nell’Olimpo del tennis con l’ultima ciliegina sulla torta della qualificazione al “Master” di fine anno, il primo austriaco dal 1997, dai tempi di Tomas Muster.
Umiltà, tenacia, eleganza, Dominic Thiem è un giocatore poliedrico: un lottatore, proprio come Muster, ma anche un esteta con quel rovescio a una mano che fa tornare il sorriso anche a qualche nostalgico del tennis d’altri tempi. Una poliedricità che ha permesso all’austriaco di adattarsi ad ogni situazione di gioco e di superficie, nonostante qualcuno pensasse: “ah ma questo è un giocatore da terra battuta” a causa di quei gesti tecnici piuttosto ampi.
La sua stagione 2016 ha avuto diversi alti e bassi con qualche picco strepitoso. Dominic è partito molte forte, complice una preparazione invernale quasi militaresca sotto la guida di coach Gunter Bresnik che gli ha permesso di migliorare anche la rapidità dei piedi (uno degli aspetti meno forti dell’austriaco) e poi ha avuto un calo, anche normale e fisiologico dovuto a una programmazione forsennata e non proprio conforme a quella di un top player.
Nel primo Slam dell’anno in Australia è stato costretto a cedere a un ottimo David Goffin al terzo turno. Poi la trasferta sudamericana, il giro di boa del suo anno magico: a Buenos Aires, sulla terra battuta, prima batte Rafael Nadal in semifinale 7-6 al terzo set e poi vince il titolo su Nicolas Almagro con un’altra prova maiuscola e ancora per 7-6 al terzo. “Battere Rafa per me è stato un punto di svolta, un’icona dello sport e un grande atleta difficilissimo da battere”, ha dichiarato. Dopo la sconfitta in semifinale a Rio de Janeiro (torneo dove nei quarti aveva lasciato appena cinque giochi a David Ferrer) Thiem è volato sul cemento di Acapulco. In terra messicana è arrivato il suo secondo titolo stagionale con un’altra settimana da incorniciare (battuto in finale Bernard Tomic, ancora al terzo set).
Prima dei primi due Masters 1000 dell’anno a Indian Wells e Miami, Dominic tira fuori tutto il necessario per la sua nazione per il match di coppa Davis contro il Portogallo sulla terra di Guimaraes: nella prima giornata sta in campo cinque set per avere la meglio di Gastao Elias, il giorno successivo è ancora in campo per dare il secondo punto alla sua nazione e, in coppia con Alexander Peya, rimonta uno svantaggio di due set ai lusitani Sousa-Elias. La domenica riesce ancora a stare in piedi e rifila un sonoro 3 set a 0 a Joao Sousa per decretare la vittoria della sua squadra.
Dopo le fatiche in Davis Thiem è tornato nel continente americano con il serbatoio a metà: a Indian Wells non può nulla contro Tsonga agli ottavi e a Miami non riesce ad infastidire Novak Djokovic, sempre in ottavi di finale.
Il ritorno sulla terra europea vede la rivincita a Monte Carlo di Rafael Nadal che questa volta riesce a domare il rampante austriaco agli ottavi del torneo monegasco.
Dopo la sconfitta in finale a Monaco di Baviera per 7-6 al terzo contro un Kohlschreiber super, la sua stagione ha un altro picco invidiabile: al Foro Italico Dominic Thiem batte Roger Federer. Un Roger evidentemente dolorante e non all’altezza di competere al meglio e un Dominic che alla stretta di mano sembra quasi scusarsi. Qualcuno parlò subito di passaggio di consegne, in realtà era soltanto la conferma che il ragazzino fosse diventato un giocatore vero. Thiem è un lavoratore vero, come confermano tutti gli addetti ai lavori, non è un tipo da Social Network, da selfie in spiaggia. All’interno degli impianti da gioco è tra i primi il mattino ad arrivare in campo per i warm-up già con la maglietta zuppa di sudore a causa del “attivazione” fatta in palestra. Insomma un tutt’uno con il suo coach Bresnik, già coach di Boris Becker, che fa del lavoro la sua parola chiave per il successo. “Sono fortunato ad avere Gunter come mio coach dall’età di 9 anni e avere la sua esperienza al mio fianco” – ha dichiarato. Ieri mattina Dominic era sul campo blu illuminato della O2 Arena di Londra già alle 9, a scaldarsi con il giovane brasiliano Orlando Luz.
Tornando alla sua stagione, dopo gli Internazionali d’Italia (dove ha perso ai quarti con Nishikori) è arrivato a Nizza il terzo alloro per l’austriaco dove ha battuto in finale, alla distanza 6-0 al terzo set, proprio l’amico Alexander Zverev (con il quale spesso ha giocato in doppio quest’anno). Al Roland Garros i fari sono puntati su di lui e lui non delude le attese: raggiunge la semifinale, miglior risultato di sempre in uno Slam, dove viene stoppato da un Novak Djokovic praticamente ingiocabile e diretto verso il suo primo titolo a Parigi.
Dopo il Roland Garros arriva la stagione su erba e arriva un altro successo importante: a Stoccarda in semifinale Thiem batte Roger Federer, ancora una volta, e sulla superficie amata dello svizzero. Completerà un’altra settimana magica con il quarto titolo dell’anno vendicando la finale di Monaco su Philipp Kohlschreiber al termine di un altro grande match vinto al terzo set.
Da Stoccarda in poi Dominic Thiem ha giocato l’anno con la spia rossa accesa: a Wimbledon arriva da testa di serie numero 8 ma cede in tre tie-break a Jiri Vesely nel secondo turno. Agli Us Open si ritira negli ottavi per problemi fisici sotto di un set contro Juan Martin Del Potro in un match molto atteso alla vigilia. L’ultimo acuto lo ha a metà settembre quando riesce a raggiungere la finale sul rapido tappeto di Metz ma viene sconfitto da un ottimo Lucas Pouille.
Alla fine giocherà ben 79 match, quindici in più rispetto al 2015 dove finì l’anno da numero 20.
57 vittorie a fronte di 22 sconfitte che gli hanno permesso di qualificarsi alle Atp Finals grazie e soprattutto a una prima parte di stagione da incorniciare. A Londra è stato sorteggiato nel girone Ivan Lendl assieme a Novak Djokovic (0-3 gli scontri diretti), Milos Raonic (0-1) e Gael Monfils (1-0) e siamo certi che dirà la sua.
A Singapore, tra le donne, alla sua prima partecipazione alle Wta Finals ha vinto una certa Dominika, qui abbiamo un Dominic, alla sua prima partecipazione tra i migliori otto, che può sognare in grande, per oggi e per il suo futuro.