In Italia la parola “tuffi” fa rima con due cognomi: Dibiasi e Cagnotto (che ci si riferisca a Giorgio o Tania, poco cambia). Tania Cagnotto con il titolo mondiale di Kazan 2015 ha riportato l’Italia dei tuffi sul gradino più alto del podio a distanza di 40 anni dall’ultimo titolo iridato di Klaus Dibiasi. Sì, perché “i tuffi prima di lui erano un’altra cosa. Klaus li ha cambiati, come i Beatles hanno cambiato la musica“, utilizzando le parole dell’amico-rivale Franco Giorgio Cagnotto. Klaus Di Biasi è stato il fuoriclasse italiano che ha inaugurato una nuova era per il mondo dei tuffi. Pensare che i successi dell’Angelo Biondo avrebbero potuto essere scritti sulle pagine di storia dello sport austriaco.
Sì, perché il padre Karl a seguito dell’Anschluss austro-tedesco si trasferì a Solbad Hall, Innsbruck, per sfuggire al clima nazionalista che imperava in Italia ed ottenne la cittadinanza tedesca. Karl, che partecipò ai Giochi Olimpici di Berlino 1936 classificandosi decimo dalla piattaforma, fu poi costretto ad arruolarsi con gli Africa Korps di Rommel nella campagna di Libia. Venne fatto prigioniero e al suo rientro a casa, con la ricostituzione dell’Austria, ottenne la cittadinanza austriaca. Poco dopo, il 6 ottobre 1947, proprio a Solbad Hall nacque Klaus Dibiasi. L’anno successivo, Karl partecipò ad un meeting di tuffi a Torino e decise di tornare in Italia: grazie all’accordo tra i ministri De Gasperi e Gruber, nel 1953 fece ritorno a Bolzano riprendendosi la cittadinanza italiana.
Grazie alla scelta di Carlo (italianizzazione di quel “Klaus” che poco sapeva di italiano), l’Italia vide crescere Klaus Dibiasi. Quest’ultimo si rivelò al mondo ai Giochi del Mediterraneo 1936, quando a soli 16 anni salì sul gradino più alto del podio. A quel punto anche la Federazione Italiana si decise ad iscriverlo ai Giochi di Tokyo 1964, assieme al coetaneo Franco Giorgio Cagnotto. Klaus però era molto insicuro, tanto che il padre Carlo decise di iscriversi alla gara dalla piattaforma (a cui poi non si presentò), in modo da poterlo accompagnare e poter alloggiare al Villaggio Olimpico. Klaus non riuscì a vincere per un solo punto, dopo aver subito la rimonta dello statunitense Bob Webster (148.58 contro 147.54). Ma la gloria olimpica è stata solo rimandata.
Quattro anni dopo, ai Giochi di Città del Messico, Klaus venne nuovamente battuto da Webster nella gara dal trampolino, ma dalla piattaforma non aveva rivali. L’Angelo Biondo si assicurò la vittoria ancor prima dell’ultimo tuffo, mettendo a tacere le voci mediatiche che lo criticarono per aver risposto in tedesco ad un’intervista, come se Klaus non fosse abbastanza italiano. L’oro olimpico è difficile da vincere, ma ancor più arduo è difenderlo. Per tutti forse, ma non per Klaus. Alle Olimpiadi di Monaco 1972, l’Italia si presentò con due carte d’oro: Giorgio Cagnotto nel trampolino e Klaus Dibiasi dalla piattaforma. Nella gara dal trampolino, Cagnotto mantenne la prima posizione fino all’ultimo tuffo, che non eseguì bene, consentendo al russo Vladimir Vasin di superarlo, relegando l’azzurro all’argento: primo oro svanito. Poi fu il turno della gara dalla piattaforma, dove Dibiasi non deluse le aspettative vincendo l’oro, con Cagnotto che vinse il bronzo.
Le Olimpiadi di Montreal 1976 segnarono un ideale passaggio di consegne nel mondo dei tuffi. Klaus Dibiasi si riconfermò re della gara dai 10 metri, dove conquistò il terzo titolo olimpico consecutivo con 23.50 punti sull’americano Greg Louganis, che negli successivi dominò sia dal trampolino che dalla piattaforma. Quella fu l’ultima gara dell’Angelo Biondo, che con la sua eleganza ha conquistato il mondo. A posteriori, gli appassionati di tuffi si chiedono: “Chissà come sarebbe andata con i cinesi in gara: Klaus Dibiasi avrebbe retto il confronto?“. La risposta non l’avremo mai, ma proprio nel ’76 si tenne la prima gara nazionale cinese e pare che il punteggio del vincitore fosse inferiore a quello ottenuto dall’azzurro alle Olimpiadi canadesi. In ogni caso, l’Angelo Biondo fu il primo in grado di tuffarsi da 10 metri e sparire sotto la superficie senza sollevare schizzi. I cinesi hanno imparato bene, ma sono arrivati dopo.