Il tennis è gradualmente diventato uno sport seguito dalla massa, e non più da una nicchia come agli inizi, grazie alle individualità che ne hanno caratterizzato lo sviluppo tecnico, agonistico, emozionale. Fra gli altri elementi che ne hanno contraddistinto il progredire, rapido peraltro, vi è la rivalità fra personalità forti del circuito, da Borg-McEnroe a Federer-Nadal. Cioè che affascina gli spettatori in un testa a testa come i già citati è il contrasto di stili, talmente forte da permettere un’identificazione del pubblico stesso, immedesimatosi caratterialmente in uno degli idoli, con conseguente propagazione di focosa passione.
Roger Federer è uno degli artisti che il tennis ci ha regalato, rivoluzionario, autoritario, elegante, vincente: in toto, una parabola perennemente in divenire, la quale sembra non voler mai discendere. La carriera dell’atleta elvetico è stata certamente segnata dal vis a vis indiscutibilmente iconico con Rafael Nadal, fautori delle pagine forse più brillanti dello sport in questione. Quella con il solido maiorchino non è però stata l’unica rivalità forte per Federer, il quale ha un perenne conto in sospeso con un altro semi-dio tennistico, tale Novak Djokovic.
Uno dei punti cruciali del binomio Federer-Djokovic è sicuramente rappresentato dal Masters 1000 di Indian Wells, evento statunitense conquistato dai due esattamente cinque volte, più di chiunque altro dal 1987. Lo svizzero aveva inizialmente preso il largo mediante tre trionfi consecutivi dal 2004 al 2006, rispettivamente superando Tim Henman, Lleyton Hewitt e James Blake, professionisti comunque dal grande valore specifico. Il serbo è successivamente riuscito a integrarsi fra il predominio elvetico e spagnolo, insidiandosi concretamente con il successo del 2008, con ultimo timbro in finale contro Mardy Fish, ripetendosi poi nel 2011 ai danni di Rafael Nadal. In seguito Djokovic ha mostrato il meglio di sè nel periodo “esplosivo” della sua avventura sportiva, ottenendo ben tre vittorie all’ultimo atto fra il 2014 e il 2016, collezionando gli scalpi dello stesso Roger Federer (sconfitto in due occasioni consecutive) e Milos Raonic (al tappeto mediante un eloquente 6-2 6-0). Il ritorno del classe ’81 di Basilea non si è però fatto attendere molto, in quanto nel 2017, anno particolarmente esaltante per lui, è riuscito ad avere la meglio sul connazionale Stanislas Wawrinka in finale, conquistando il titolo numero 5, così come Djokovic.
Federer e Djokovic hanno regalato svariate e forti emozioni agli appassionati ed è impossibile etichettare come particolarmente memorabile uno dei loro scontri, in tempi recenti forse solo la finale di Wimbledon 2019. La verità sembra sotto gli occhi di tutti, è innegabile la supremazia incontrastata dei loro stili, adattabili a tutte le superfici, estremamente riconoscibili. La particolarità che divide Federer e Djokovic da qualunque altro atleta presente nel circuito è la capacità di rinnovarsi con una costanza invidiabile, sempre con la medesima volontà di superarsi, di sorprendere, di valicare ogni confine ideologico o concreto che sia stato posto, da media o avversari in carne ed ossa. Indian Wells è un capitolo significativo della loro superlativa carriera, non il più prestigioso, ma di certo fra i preferiti. L’edizione 2020 del suddetto evento non potrà disputarsi, a causa della doverosa sospensione imposta dall’ente ATP, notizia che ha destato inizialmente disappunto e poi comprensione dai tennisti precedentemente iscritti. Il 2021 ci regalerà, ancora una volta, le incredibili sensazioni che solo il Masters 1000 sul cemento statunitense sa offrire. Federer e Djokovic sono pronti, già immaginano la finale ed il pubblico in tensione ad ogni scambio prolisso, il sesto titolo è solo una questione di tempo, per due che il loro “tempo” lo hanno stravolto giocata dopo giocata.