“Loro sono i miei nonni, Antonio e Adriana. Mia nonna la conoscete, perché spesso appare nelle mie storie e nei miei racconti“. Inizia così il racconto di Michela Moioli in un post sulla sua pagina Facebook. Un racconto accompagnato da una foto con Michi che posa in mezzo ad Antonio e Adriana. Un racconto emozionante, una storia forte: il nonno della campionessa olimpica di snowboard ha contratto il coronavirus ed è ricoverato in ospedale a Bergamo. “Il nonno non lo conoscete ed oggi vorrei raccontarlo – ha scritto Moioli su Facebook – . Antonio, classe 1935. È il tipico bergamasco DOC. Ha passato la sua vita lavorando, crescendo 4 figli, senza mai far mancar nulla alla sua famiglia. Vacanze, viaggi, benessere, una bella casa. Ha lavorato finché è riuscito e ha guidato finché ha potuto. Negli ultimi anni ha rallentato, è diventato più schivo e solitario. Ai pranzi di famiglia ascolta silenzioso la conversazione, sembra essere con la testa da un’altra parte ma poi, quando meno te lo aspetti, lancia una frase d’effetto che zittisce tutti. Il nonno c’è, è presente e apre la bocca solo al momento giusto. “Fa finta di non sentire”, dice la nonna, “li sculta chel che ga oia” (ascolta quello che ha voglia)“.
Entrando nel merito del racconto: “Ad oggi mio nonno è ricoverato nella clinica Gavazzeni a Bergamo, positivo al Coronavirus. Da qualche giorno aveva un po’ di raffreddore e quindi, seguendo le indicazioni del medico, è rimasto tranquillo sul divano. Durante la notte però è caduto, rompendosi il femore, obbligando cosi la nonna a chiamare l’ambulanza. Non so se i miei nonni si sono salutati in quel preciso momento e non sappiamo come andrà a finire. So che mio nonno ha 84 anni, è ricoverato ed è SOLO. Nessuno può andare a trovarlo, nemmeno la nonna o i figli (tutti in quarantena ora). Non vedo mio nonno da 3 settimane e spero di poterlo vedere ancora. Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo Virus, spero che tenga duro. Penso a tutti quei nonni che sono in questa situazione. Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ ultima volta. Penso ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti. I nonni sono lì da sempre. Hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo. Sono come dei grandi alberi secolari : diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto. Questo è quello che questo virus ci sta facendo: ci mette in ginocchio lasciando il vuoto ovunque e dentro di noi. Non avremmo mai pensato che tutto questo sarebbe successo a noi“.
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